[Lezione di arti curative] Una sindrome insolita...

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    Quando il rumore del dolore viene udito solo da chi lo prova...diventa disperazione

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    Alunni Classe Sparda
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    Un altro schifossisimo giorno all'ospedale della DevilMayCry School dove si tiene ad ogni ora il quiz " Chi sarà la tua vittima?"... dove studentelli pieni di sè, con l'intelletto pagaragonabile a quello di una scarpa mozzicata da un cane affetto da attacchi epilettici e la stessa voglia di fare che aveva il caro - e stupendo pivello, non dimenticare STUPENDO! - dottor Cox quando doveva scoparsi la sua ex moglie dopo una maratona di birra, sport ed imprecazioni casuali su ogni singolo giocatore che riusciva, a suo mal grado, ad afferrare quell'oggetto ovale di cuoio di qualche povero vitello che chiamavano "palla"... che stavo dicendo? Ah si... dove quel branco di bradipi decerebrati si agitavano per la sala visite e per i corridoi come fossero tante galline con la testa mozzata cercando di capire un filino di cosa stesse succedendo al paziente a loro assegnato fino ad arrivare al punto in cui quest ultimo non decideva che era tanto meglio crepare piuttosto che stare a guardare quella scena pietosa... non li invidiava proprio.
    E quel deprimente teatrino iniziava esattamente alle sette e trentasei secondi, quando, dopo una corsa di circa sei chilometri, il primario più sexy di tutti i tempi entrava dalla porta con i suoi calzoncini blu scuro con due righine bianche sui fianchi, la cannottiera grigia con una gigantesca macchia di sudore sul torace, le sue Nike bianche e nere ed il contapassi allacciato alla vita coreggiando ed esultando a se stesso battendo il cinque a tutti gli infermieri, i responsabili della segreteria e gli adetti alla macchina del caffè per poi saltare volutamente il povero Garcia, il quale stava pulendo il vomito di un paziente davanti alla stanza numero 7B, e fargli lo sgambetto per farlo finire con il viso dentro al secchio pieno di segatura e residui raccolti sotto lo sguardo schifato ma allo stesso tempo pieno di ammirazione ( forzata) nei confronti del primario di medicina che stava sollevando le cartelline cliniche come fossero state una coppa dei mondiali di football e le scintille della luce fulminata fossero stati i coriandoli lanciati dai tifosi.
    Ore 7:15 a.m.
    Dopo dieci minuti passati nella sala relax trasformata dal gran capo e da alcuni suoi fedeli seguaci in una palestra in miniatura ed essersi finalmente fatto una goduriosa doccia per togliersi quel puzzo di uomo di dosso, il caro Perry entrò trionfante nel suo ufficio con l'immancabile camicie bianco, con la sua maglietta preferita dei Dallas Cowboys, un anonimo paio di pantaloni della tuta neri e delle pantofole infradito ( ehi che volete! Fuori ci sono pur sempre 42°!!!) un tempo di colore nero e poi scolorite e rovinate per il troppo utilizzo probabilmente e si mise a sistemare alcune noiose pratiche dell'ospedale e ad aiutare quegli imbranati degli altri medici...
    Ore 8:07 a.m.
    Accidenti! Erano le otto e il dottor Cox aveva gia effettuato: una tracheotomia, due lastre ed una defibrillazione su un uomo che poi si era scoperto stava semplicemente dormendo attaccato ad un ecocardiografo malfunzionante. Non era di buono umore... per niente!
    Ore 8:30 e 27 secondi a.m.
    Dove erano finiti quei pivelli? Eppure era stato chiarissimo... ore otto e trenta precise ed invece stavano avendo un ritardo di ben quaranta secondi... QUARANTA!
    Con le braccia incrociate al petto, con i bicipiti gonfi e con le vene pulsanti, lo sguardo sgranato, le sopracciglia aggrottate e la fronte corrucciata segnando ogni singola ruga come fosse una pista automobilistica e la cartellina con le informazioni sul compito che presto gli avrebbe affidato che sbatteva ripetutamente contro il fianco sinistro... il dottor Cox attendeva che la carne da macello facesse la sua entrata nella sala. Prima li avrebbe strigliati per bene e poi forse gli avrebbe detto perchè stava immobile davanti ad una tenda bianca che impediva la visuale all'intero corridoio delle visite.


    Allora... siete in ritardo quindi descrivete come arrivate per ora u.u

     
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  2. Jade~
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    YQ3Spvh
    "Bi-bip - ore 7.00 in punto - bi-bip - tempo sereno e soleggiato - bi-bip - locazione indefinita nell'universo - bi-bip..." la sveglia continuò a gracchiare qualche altra informazione sull'ambiente circostante, come era stata programmata per fare. Oriss allungò una mano, tentando di interrompere quei suoni snervanti, senza ricordare che era praticamente impossibile interrompere le funzionalità dell'oggetto. Si trattava di un oggetto ovale dal display verde che riportava alcune informazioni generali sul luogo in cui si trovava: orario, meteo, luogo, data, ed eventuali note per eventi o appuntamenti. Era stato costruito da Oriss in persona, ne usava uno molto più tecnologico e avanzato nella sua dimensione, ma su quel mondo non possedeva ancora le attrezzature necessarie per crearsi un equipaggiamento degno come quello che aveva a casa sua. “Bi-bip – lezione ospedale – bi-bip” continuava, indisturbata e tenace.
    Con un ultimo disperato scatto, Oriss si alzò dal letto, espirando a fondo e cercando di controllare il malumore che la stava già invadendo. Era difficile, quasi impossibile, che si svegliasse di buon umore, ma quell'aggeggio infernale dalla voce meccanica non faceva nulla per favorire un minimo di serenità interiore.
    Era andata a dormire solo quattro ore prima, dopo ore infinite di meditazione e concentrazione per mettere a tacere la propria mente, le visioni, gli ascolti e i ragionamenti. Non era mai un'impresa piacevole il sonno, eppure il fisico di Oriss – al contrario della sua mente artificiale – era troppo vulnerabile e umano per non aver bisogno di riposo.
    Quel giorno comunque non avrebbe potuto trattenersi oltre, avrebbe preso parte alla sua prima lezione in quella scuola ambigua in cui si era iscritta quasi impulsivamente. Sfruttava i dormitori come casa a tutti gli effetti e passava il tempo libero in giro per la città, scrutando e studiando abitanti e luoghi, e di tanto in tanto si ritagliava un po' di tempo per meditazioni ed allenamenti.
    Quella mattina, entro un'ora e mezza, sarebbe dovuta arrivare all'ospedale della scuola, luogo in cui si sarebbe svolta logicamente la lezione di “Educazione alle Arti Curative”, sicuramente un nome troppo complesso per ciò che sarebbe andata ad imparare. Comunque era fiduciosa.
    Si vestì e pettinò con la rapidità misurata che si usa per i gesti di routine, lasciò la katana in camera, pensando che le sarebbe solo stata d'intralcio, indossò la cinta con i pugnali da lancio però, se la cinse in vita, riuscendo quasi a farla passare inosservata – uscire senza alcuna arma al seguito equivaleva quasi ad uscire nuda, per Oriss.
    Fece per avviarsi verso l'uscita, quando una tremenda scossa elettrica le attraversò le tempie, facendole annebbiare la vista e girare la testa. La mutante cadde in ginocchio, facendo appena in tempo a poggiare le mani a terra per non perdere il controllo, strinse gli occhi e serrò la mascella, mordendosi il labbro inferiore per non gridare.
    No, non adesso, no.
    La mente si riempì di luce, un bagliore accecante e pungente, mentre un suono acuto le entrava nelle orecchie, pur esistendo solo nella sua testa. Stava succedendo di nuovo, dopo solo tre giorni dall'ultima volta: una visione, una predizione, una tortura.
    Oriss si concentrò al massimo per respingere quelle immagini, tratti di una visione che non poteva divenire nitida a causa del rifiuto dell'organismo e della volontà della mutante. Oriss non voleva sapere nulla del futuro, non voleva vedere.
    Tutto il processo, compreso il ritrovamento del controllo, durò esattamente un'ora e tre minuti: quasi un record tempistico, considerati i precedenti.
    Quando Oriss riuscì a riaprire gli occhi, si ritrovò con i muscoli tesi, sul pavimento della sua stanza, la fronte imperlata di sudore e le guance rigate di lacrime, senza contare l'emicrania tremenda che le faceva quasi venire le vertigini.
    Inspirò a fondo, si alzò non senza fatica e controllò l'orologio: quasi sbiancò, era in ritardo!
    Afferrò rapidamente la mappa della scuola – sì, continuava a perdersi in quel perimetro – e uscì dalla porta lasciandosela sbattere alle spalle, diretta a grandi falcate verso l'ospedale.
    “Mi scusi, sa dirmi dove andare per la lezione di arti curative? Sono...” “...una studentessa del dottor Cox, evidentemente. In fondo, nel corridoio, non puoi sbagliare.” l'omino della reception sorrise quasi beffardamente, prima di tornare alle sue scartoffie. Oriss, da parte sua, che si stava sforzando per calmare il respiro affannato e non peggiorare il ritardo, si precipitò nel corridoio indicato, andando quasi a scontrarsi con l'uomo che si trovava esattamente al centro, eretto e dritto come un marmo, dallo sguardo duro ma vacuo al tempo stesso, quasi concentrato, e delle... infradito ai piedi. Se non fosse stato per il camice bianco, Oriss avrebbe proseguito la ricerca altrove. “Dottor Cox...? Mi chiamo Oriss, sono qui per la lezione... spero di non essere troppo in ritardo.” Sa com'è, una straziante visione mattutina mi ha tenuta occupata in un trance di contorcimento per più di un'ora, avrebbe voluto aggiungere.
     
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  3. †__ Hunter__†
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    1378081145487020largesr
    Ho già avuto a che fare con il Perry Cox,in passato. Sono perfettamente a conoscenza della sua opinione riguardo a noi studenti: Buffoni decerebrati che a stento riescono a non uccidere il paziente.. Una volta ogni tanto!

    Dal mio punto di vista,non posso che dargli ragione.
    Talento e follia vanno a braccetto,in questo posto e l'ultima cosa che vorrei,se dovessi perdere un'arto o beccare il cancro,sarebbe finire tra le mani di uno studente della DMC. Io,d'altro canto,non sono minimamente interessato a come curare gli altri. Ho studiato medicina per secoli,per apprendere come ucciderla,la gente. Ma la prima delle capacità che ho sviluppato è proprio quella di creare tessuti organici e risaldarli al mio corpo per guarire le mie ferite. E se intendo progredire in questa capacità,certo non posso rivolgermi ad un medico comune.

    Ed eccomi,quindi,a comparire,nuovamente,tra le grinfie di questo pazzo. Una massa oscura e gorgogliante che penetra nella stanza in totale silenzio ed ad una velocità considerevole,per poi plasmarsi nella forma di un'attraente latino sulla quarantina. Con tanto di camice e stetoscopio.
    La prima cosa che noto (e come potrei non farlo) è la grossa vena che pulsa sulla tempia del medico. Il colorito paonazzo,caratteristica tragicamente nota del medico picchiatore.. Ho già detto quanto stimo quest'uomo?

    *Hu.. Siamo in ritardo,vero?*

     
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  4. P-A
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    Fortuna che mi ero alzato abbastanza presto, nonostante abbia dormito poco riuscii comunque a svegliarmi verso le 7 circa.
    Sguardo stralunato e capelli dalla forma indicibile, mi alzai dal letto avviandomi verso il bagno, lasciai cadere le mutande a terra,unico capo di vestiario che mi coprisse durante le calde notti d'estate,e mi feci una lunga e rilassante doccia fredda, certe mattina era l'unico modo che avevo per svegliarmi come si deve.
    Tornai nella mia stanza portando i capelli indietro con le mia mani cosi che non finissero davanti agli occhi e iniziai a vestirmi,abiliti semplici,jeans e maglietta classico e funzionale.
    Presi il mio pacchetto di sigarette e l'accendino cominciando a scendere le scale del dormitorio,era ancora presto, avevo tutto il tempo di una colazione veloce al bar qui a fianco e di una sigaretta.
    Cominciai a incamminarmi per i corridoi e la desolazione di questi mi fece sorridere,la maggior parte dei cacciatori in questa scuola preferisce dormire fino a tardi e vegliare per intere notti, che bella vita.
    Uscito dalla scuola mi diressi verso l'enorme cancello che delimitava il giardino della scuola e che dava sulla strada cittadina,mi guardai intorno e mi diressi verso il bar li a fianco.
    Ore 8:00
    Avevo appena finito di mangiare,feci per pagare il conto,aprii il portafogli e il cameriere vedendomi mi raggiunse di tutta fretta e insistendo affinchè prendessi un caffè aggiungendo che l'avrebbe offerto la casa,bhe per un cliente abituale è il minimo.
    Accettai senza ripensamenti e rimasi seduto al tavolo aspettando il caffè.
    Ore 8:20
    Ero finalmente fuori dal bar, dopo il caffè iniziai una chiacchierata con il padrone del locare sui soliti discorsi da bar, il mondo in cui viviamo, i giovani d'oggi, le droghe e le immancabili prediche sul mio vizio di fumare,odiavo quando, nonostante non ascoltassi la gente, questi dovevano comunque rompere su ciò che faccio, sono un fottuto adulto eh che cazzo.
    Mi incamminai verso la scuola accendendomi una sigaretta, che dopo il caffè è immancabile e a passo lento e scazzato mi avviai verso la scuola.
    Fu cosi che arrivato all'ingresso ero già in ritardo, ma non era un problema, sapevo dov'era la classe, una volta all'interno della scuola avrei corso come il vento arrivando li con pochi secondi di ritardo, e cosi feci.
    Arrivai di fronte all'ingresso e già c'era un pò di gente, un tizio con il camice bianco evidentemente incazzato,sicuramente l'insegnante, un altro tizio dal medesimo vestiario e una ragazza decisamente gnocca.
    la prego di scusare il mio ritardo
    dissi chinando il capo come in segno di pentimento e aspettai silenzioso la risposta dell'insegnante.
     
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  5. •Never † Ending † Night•
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    aliiiiiiiiiiiparappappe
    redseparerpiccolo
    [Lezione di arti curative]
    "Una sindrome insolita..."

    -Vaffanculo!
    Sì è una delle citazioni più famose in questi ultimi quindici anni di Alaista, anzi a dire il vero è anche una delle sue preferite.
    Sbatte la mano sul volante dell'auto, con forza venendo rimbalzata indietro fin quasi a tirarsi una manata in faccia, e lì un'altra parolaccia parte dalle labbra carnose.
    I sensori di parcheggio stanno dando quel suono continuo di allarme perchè non è possibile effettuare la manovra desiderata.
    time out, però: una cieca che guida una macchina? Sì, ed è assolutamente femminile e comoda per la metropoli, una bella C3 fornita dal comune tramite legge n°104 di non si ricorda quale fottuto anno, quella che elenca i diritti del disabile e i doveri nella società nei suoi confronti. Nel suo caso è riuscita ad avere una macchina con piccole e microscopiche moficichine per essere adeguata al suo status di cecità permanente, quali per esempio il parcheggio assistito o trentamila sensori che le fanno capire se è a distanza di sicurezza dalla macchina davanti, se è rosso, verde o giallo, se sta arrivando da destra qualcuno a cui dare la precedenza...e se il suo fottuto posto auto per disabili è stato occupato da qualche immenso pezzo di merda.
    Alaista era in piedi da circa le 21 della sera prima, quando aveva iniziato in ospedale il turno di notte. Era stato veramente terrificante, non so quante persone avevano deciso di andarsi a fare dei controlli per mal di stomaco e cazzate simili, oppure avevano deciso che ci si poteva far sparare da gangster usciti dai migliori video di rapper urbani o ancora meglio, signore e signori, cacciatori pivelli che pensavano di fare i fighi andandosi a cacciare a Night Town giusto perchè dovevano dimostrare di essere er mejo di sta cippa, col risultato che lei poi doveva giocare insieme ai medici a tetris con gli arti staccati dei poveri cristi.
    Bene, perfetto, poco male dopotutto un'infermiera in quel mondo sapeva cosa aspettarsi dal suo mestiere, e sicuramente il fatto di non vedere i corpi straziati la aiutava parecchio in effetti.
    Il problema era però uscire dall'ospedale -stravolta- dopo la consegna, venire assegnata come assistente per il verbale clinico-diagnostico di quel mese, andare a casa per fare quanto meno una sana colazione a base di pizza (fredda, al salame piccante, avanzata da Sael il giorno prima), svegliare il ragazzo stando attenta a non toccarlo e a non fare troppo casino per non svegliare anche Teresa...poi doccia, litrozzo di caffè e bestemmie varie ricordandosi che, diavolo, quella mattina aveva una lezione a scuola con quello scassa coglioni del dottor Cox, la sua fonte principale di guai.
    Già solo Teresa in casa e Shion in ospedale era una situazione abbastanza pesante, ma gli ultimi avvenimenti avevano gravato molto sulla sua già poca pazienza e tolleranza: Sael, quel piccolo psicotico che le aveva affibbiato il grandissimo dottore e professore era una vera tortura, faceva fatica a capire come prenderlo e le stava togliendo ogni stilla di forza, facendola imbestialire e preoccupare e addolcire allo steso tempo. Così fragile, così bisognoso d'affetto e di capire cos'era la normalità...e così fottutamente idiota. Ma che aveva fatto di male?
    Eppoi...quell'altra questione. ora che sapeva che era lì anche Lui...non era tranquilla, non capiva cosa voleva, se incontrarlo o meno, se incontrarlo e pestarlo a sangue oppure coprirlo con la sua indifferenza e netta superiorità morale...oppure nessuna delle due e scoppiare a piangere...
    Questo al rendeva ancora più nervosa, compreso in quel momento in macchina dove sparò tutte le parolacce che le venivano i mente accendendosi una sigaretta nervosamente, suonando il clacson irritata come una biscia col ciclo mestruale (ce l'hanno?!) mentre con una leggera manovra si rimetteva in strada, cominciando a girare attorno ai cancelli della scuola alla ricerca di un buco bastardo ed infame in cui infilarsi (...).
    Venti minuti, cinque sigarette buttate fuori dal finestrino e finalmente la donna riuscì a scendere dal fottuto veicolo, parcheggiato in obliquo in un buchino fra due SUV. Esce, finisce di bere il caffè che ha comprato lungo la strada mentre raccoglie borsa e occhiali da sole spegnendo e chiudendo quel piccolo catorcio e avviandosi di corsa verso l'entrata, superando i cancelli e pigiando l'orologio digitale per sapere di quanto era in ritardo.
    SONO. LE. OTTO. E. VENTINOVE. MINUTI.
    -Celafacciocelafacciocelafacciocelafacciocelafaccio...!
    So perfettamente dove sta ogni singola aula in quella scuola, ho passato giorni a studiarmi a memoria i corridoi, i tempi che impiego, i possibili ostacoli fissi che posso trovare come piante e altro, diventare non vedente ha di certo affinato la mia capacità di percezione di ciò che ho intorno, e dove non arrivo io arrivano le anime che mi illuminano la via, l'unica luce che vedrò fino alla mia morte, l'azzurro dei defunti.
    Giro l'angolo, sbatto contro uno studente che mi da del "lei" si scusa, ricevendo un insulto pesante quando, accorgendosi che ha beccato una "diversamente abile", si avvicina troppo e cerca di aiutarmi.
    Non toccarmi...
    Pochi secondi dopo apro le porte, rimanendo appoggiata al pomello con un leggero fiatone, tengo con la mano libera la borsa che nel frattempo mi è sfuggita dalla spalla e lì rimango giusto per riuscire a calmare i battiti del cuore che sembra impazzito, mentre metto a posto gli occhiali dalle lenti scure e porto i capelli leggermente indietro.
    So che sono in ritardo, di poco ma sono in ritardo, e se c'è una cosa che Cox odia sono i ritardatari. O quelli che arrivano prima, gli rubano l'aria più del previsto. O quelli che arrivano precisi, fanno troppo i fighetta.
    In effetti, al dottor Cox piace qualcuno?

    Sento altre voci, tutte che si scusano con il dottore, non capendo che tanto è inutile e che quello come minimo ce la fa pagare. Dio anche a scuola dovevo trovarmelo, avevo una certa avversione per lui...sopratutto dopo che mi aveva scaricato Sael sulle spalle.
    -Idem degli altri, non serve ripetere...buongiorno dottore.
    E speriamo che dopo questa lezione io riesca a tornare a casa a riposarmi, meno male che domani è giorno di riposo...
    codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT

    Edited by •Never † Ending † Night• - 14/6/2013, 23:15
     
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    Figlia delle Acque

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    Eloise Carnot



    Era già mattina quando i miei occhi si abbandonarono alla piccola necessità umana: il sonno. Già se non fosse stato per questo, o per la semplice necessità di soddisfare altri bisogni naturali, tutto sarebbe molto diverso e con meno problemi. Odiavo le notti estive, avevo già problemi ad adattarmi per un sonno ristoratore figuriamoci poi al caldo oppressivo. Dovevo cominciare ad abituarmi all’idea di chiudere gli occhi per un paio di ore e… dormire! Ma non avevo nessuna voglia di perdere l’abitudine di rimuginare, su qualsiasi cosa e non mi dispiaceva farlo mentre mi crogiolavo tra le lenzuola. Adoravo al sensazione delicata che trasmettevano, quando esse entravano a contatto con il piede o il polpaccio, accarezzandolo delicatamente, piccoli brividi nascevano dal basso fino a raggiungere, ad una grande velocità, il collo. Per quale assurda ragione dovevo rinunciare a questa sensazione? Mi girai sul fianco sinistro accarezzando il cuscino e fissando un punto indefinito, mi perdevo a pensare su qualcosa che nemmeno io ricordavo minuti dopo o che non riuscivo a riconoscere istantaneamente. Odiavo anche il giorno, troppe masse, troppi pensieri, la notte era decisamente meglio. Durante la notte si apriva un mondo ben diverso, un mondo che non tutti (esclusi gli alunni della DMCS) potevano conoscere. Ed oggi mi toccava la prima lezione a questa scuola, beh prima o poi dovevo iniziare da qualche parte.
    “Lezione di arti curative”, sicuramente non mi avrebbero insegnato niente su come lottare e simili, ma avere una conoscenza (seppur minima all’inizio) in questo campo non poteva che essere utile, dopotutto qui ero venuta solo per un mio torna conto personale. Chissà chi avrei incontrato nell’aula, ora che ci penso manca solo mezz’ora all’inizio della lezione.
    Mi alzai dal letto scostando violentemente le lenzuola aggrovigliate, apri l’armadio e presi i vestiti, forse avrei dovuto evitare il nero, peccato che gran parte del mio vestiario sia composto di questo. È possibile capire, o per lo meno individuare, il genere di persona anche dal modo di vestire, se non si amava il classico approccio.
    Ora era ufficiale sarei arrivata in ritardo, meno di un quarto d’ora e stavo ancora camminando per raggiungere l’aula, ancora due corridoi ed avevo raggiunta la mia meta (per oggi). Quello che ora mi domandavo era sapere che tipo di insegnate era il professor Perry Cox, speravo di sbagliarmi ma magari era come la stra gran maggioranza di quelli che insegnavano qui. Acidi, fastidiosi e convinti che le persone, o meglio, gli studenti non avessero cervello e magari che quei pochi che ne possedevano uno lo usavano male (ne avevo conosciute di persone così), certo era vero che c’era d’aspettarsi di tutto da persone che si apprestavano ad imparare qualcosa di nuovo e magari non conosciuto. Ma si sa spesso le nostre aspettative non sono realizzate.
    Finalmente, anche se in ritardo, raggiunsi l’aula. Ed eccolo qui, di fronte a me ed accanto ad un paio di altri studenti, Perry Cox. Gli faceva compagnia una vena sulla tempia e il suo incarnato non era certo naturale, poteva fare competizione con un pomodoro, bene ora era sicuro. Il professore Perry Cox incazzato di prima mattina, ora si che ero curiosa del suo approccio.
    -Buon giorno, perdoni il ritardo- con un normalissimo tono neutro, porsi il classico saluto di routine e le scuse del mio evidente ritardo. In fondo era una semplice frase di circostanza, potevo risparmiarmela, sicuramente aveva già sentito la suddetta frase da quegli alunni, ma perché fare la figura della maleducata, quando si poteva giocare a fingere?

    Pg Eloise Carnot - Copyright Fenn © - Altre Immagini


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    Lavi

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    Lezione sugli elementi,il rosso stava cercando di contrattaccare il suo maestro quando improvvisamente si ferma tutto,la sala attorno a lui è vuota e il buio dove gli studenti erano confinati per la loro lezione era svanito.
    Che diavolo era successo,poi iniziando a guardarsi intorno nota che solo lui e Danae erano rimasti in sala,gli altri a quanto pare avevano preferito lasciare la lezione subito appena cominciata e il professore incazzato,di conseguenza fermò tutta la simulazione così da lasciare i due cacciatori a bocca asciutta.
    Una vera rottura di palle,dopo un attimo di esitazione era chiaro che dovettero lasciare la stanza sino a nuovo ordine.
    Uscito dall’aula dovette pensare a cosa poteva esserci di utile oltre alla manipolazione degli elementi,con cui cimentarsi e cercare di imparare nuove arti da usare nei combattimenti.
    Iniziò a camminare per il corridoio e mentre lo faceva leggeva le targhette sulle porte,arrivato all’ultima aula notò che il professore si trovava al suo interno e a quanto pare stava facendo lezione,arti curative perché no,magari potrebbe tornargli utile in futuro,dopotutto Lavi era in possesso di un’arte curativa molto particolare perché non evolverla.
    Timidamente e facendo meno rumore possibile entrò in classe,vide che c’erano altri studenti al suo interno,bene sembrava essere già iniziata così silenziosamente prese posto in fondo alla sala,cercando di capire che tipo di persona era il professore che aveva di fronte.
    A prima vista non sembrava un tipo tranquillo,il silenzio regnava in classe e la cosa era abbastanza imbarazzante specie per il rosso che era abituato ad una vita più movimentata,per fortuna la sua mente era abbastanza lucida forse a causa della lezione appena abbandonata,la sua personalità sarebbe rimasta calma al suo posto per un bel po’ di tempo.

    codice role © Hellsing~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT



    Scusate il post ma ho qualche problema a iniziare dal condizionatore -.-" proprio adesso che si muore di caldo D: niente sonno e lavoro doppio in sto periodo u.u
     
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