Boide ( Shido) vs Helel Sama (Eric)

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  1. Helel_Sama
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    Le mura grigie e screpolate in più punti, le vampate maleodoranti della vecchia ferriera limitrofa, trasportate dalle raffiche di vento dell’Atlantico…tutto era rimasto immutato nel vecchio deposito di Jacksonville. Si era ripromesso molte volte che non si sarebbe mai più ritrovato dinanzi a quello sporco e decrepito edificio, ove aveva trascorso molto tempo negli anni passati. L’edificio era situato poco fuori città, era un vecchio deposito di materiali chimici abbandonato. Il Sole ruggiva feroce quel giorno, quasi volesse scusarsi per il lungo periodo in cui era mancato, nei giorni precedenti la pioggia era caduta senza sosta, ed ora i raggi del Sole che cozzavano sulla vegetazione ancora ricoperta dalle gocce d'acqua, creavano una mirabile serie di giochi prospettici i quali donavano l’illusione che i fiori della vallata fossero in verità centinaia e centinaia di occhi che brillavano, speranzosi e commossi. O meglio, una persona comune, forse, avrebbe potuto pensare a cose del genere in una giornata si cortese, ma non Eric; la sua mente fredda e calcolatrice percepiva il mondo circostante in maniera lucida e distaccata, come un univoco ed elementare amalgamarsi di reazioni chimiche e di leggi fisiche. Soffiò nuovamente il vento, Eric si portò la mano destra, aperta, all’altezza della fronte e si scostò una frangia di capelli che gli infastidiva la visuale. Le cuffie del lettore di audiocassette poggiavano sulle spalle e sembravano una collana più che uno strumento per ascoltare la musica, sebbene fossero accese, come sempre, Eric le aveva abbassate per poter meglio udire i rumori provenienti dall’edificio e scovare tempestivamente l’eventuale presenza di ospiti indesiderati ma, oltre al consueto cigolio dei cardini delle finestre e delle porte, nulla sembrava essere irregolare.
    Indossava una maglietta a maniche corte ed un paio di vecchi jeans trasandati, nella parte inferiore del retro della maglia vi erano delle piccole lacerature causate dalla beretta infilata nei jeans, la cui estrazione molte volte comportava il danneggiamento del tessuto, la stessa beretta che Eric, portando la mano dietro la schiena, ora accarezzava lievemente, come per avere la certezza che fosse ancora li, come se la fredda sensazione di metallo sulla sua pelle non ne fosse prova bastevole…in verità, oramai era solo un’abitudine. Riportò il proprio braccio lungo il corpo rilassandolo quindi, con passo deciso, si diresse verso la porta principale dell’edificio, che venne spalancata con un calcio frontale e deciso.


    Nulla sembrava essere mutato, fu un sollievo per Eric vedere che i fogli di giornale tagliati, raffiguranti i volti delle persone su cui aveva cosi assiduamente indagato, erano ancora appesi alla lavagna, e che il rosso filo di lana che li univa in un’inestricabile ed accurata ragnatela era anch’esso integro. Mentre, con passo lento, si avvicinava alla lavagna, la mano aperta sfiorava la superficie polverosa del gran tavolo di frassino che era situato al centro dell’edificio, il quale portava ancora su di se i segni del logorante lavoro svolto da Eric; tazze di caffè vuote, mozziconi di sigaretta spenti a casaccio che avevano funestato in più punti il legno e fogli di carta stracciati o appallottolati e lasciati li. Uno strano presagio lo aveva colto alla sprovvista, poche settimane prima, mentre passeggiava per le vie di New York, aveva incrociato un volto che lo aveva colpito subito. L’uomo vestiva una giacca elegante, era alto e robusto, la chioma color dell’ebano ad esso propria veniva agitata dal vento per poi riadagiarsi beata sulle spalle di quello strano individuo, i cui lineamenti e portamento richiamavano la nobiltà. Eric, sul lato opposto della strada, continuava a camminare nella direzione opposta a quell’individuo, riuscendo a vederlo in volto solo per pochi secondi, pochi fottuti secondi che da allora erano diventati un’ossessione, ossessione tale da spingerlo a fare ritorno in quel cesso di deposito che, negli anni passati, era stato la sua base operativa nel periodo in cui indagava sui fenomeni soprannaturali o inspiegabili avvenuti negli ultimi anni, e sulle persone che ne erano state protagoniste. Eric ricordava ancora bene i primi periodi in cui aveva appreso le sue fenomenali capacità di manipolazione dell’altrui volontà, e i suoi successivi studi…come dimenticare i mesi trascorsi sulle sue mappe di migrazione e sulle sue indagini. Con il passare del tempo aveva perso progressivamente interesse per quell’attività, tanto da abbandonare quel tranquillo e sperduto angolo di mondo chiamato Jacksonville, in cui aveva trovato una sede isolata e perfetta per portare avanti le sue ricerche con tranquillità. Ma lo strano individuo incrociato per le strade di New York aveva rianimato il suo interesse, tanto da farlo tornare. Una volta davanti alla lavagna diede una rapita occhiata ai dati che vi erano appesi, fermandosi solo per pochi secondi necessari a spalancare la piccola finestra a ridosso dell’entrata, per migliorare l’illuminazione all’interno dell’edificio. Passarono pochi minuti, mentre con le dita della mano scivolava su uno dei fili di lana che collegavano i volti degli indagati, incappò finalmente in ciò che cercava; non si era sbagliato, il volto visto poche settimane fa a New York era proprio lui, l’individuo X, quello che, durante le ricerche svolte negli anni addietro, aveva avuto un indice di frequenza più alto all’interno delle situazioni da Eric definite “soprannaturali” o apparentemente inspiegabili.

    -Simon Walker, 46 anni.

    -Reperto 1 - Testimone durante un inspiegabile manifestarsi di un campo magnetico nei pressi delle centrali operative dei Sevizi Segreti.
    -Reperto 2 – Accusato di omicidio doloso, avvistato da 5 testimoni mentre squartava un importante uomo d’affari in pieno giorno, in un parco nei pressi di Boston, scagionato successivamente, in maniera inspiegabile, da un giudice dell’alta corte al processo.
    -Reperto 3 – Unico sopravvissuto ad un incendio all’interno di uno dei magazzini della West Union. -

    La cosa si faceva terribilmente interessante, Eric continuava a leggere il foglio con i dati raccolti su quell'individuo quando, ad un tratto, si fermò di colpo nel leggere l’ultima riga del proprio manoscritto, la quale recitava:

    -Attuale residenza: Nevada, sede imprecisata-

    - Cazzo ! –

    Eric riprese fiato, cercando di calmarsi…

    -Cazzo, cazzo…cazzo !-

    Il destino si prendeva gioco di lui, l’unico posto sulla Terra in cui gli era impossibile avere accesso, sarebbe stato la sua prossima meta. I mesi passati a contare le carte nei rinomati casinò della città non erano certo qualcosa che la stessa città poteva aver dimenticato…un fottuto vespaio, ecco a cosa sarebbe andato incontro. Si, perché oramai aveva già deciso; sarebbe andato a fondo della faccenda. Si mise in marcia a passo svelto uscendo dall’edificio, non senza prima essersi voltato a guardare per un’ultima volta quella stanza ed aver proferito per l’ultima volta un sonoro

    -Cazzo !-


    << Da qualche parte nel deserto del Nevada, poche settimane dopo >>

    La sete era uno dei nemici peggiori in quel momento, ma non lo sarebbe stata se Eric avesse potuto vedere il proprio aspetto, altrimenti il suo primo problema sarebbe stato lo squallore. La maglietta color grigio chiaro era diventata nera sotto le ascelle e attorno al collo, la pelle era ruvida e disidratata. In piedi, ritto sopra una roccia, guardava, tenendosi il taglio della mano in orizzontale sopra gli occhi, Las Vegas. Erano poche le volte in cui Eric si faceva guidare dal suo istinto, a discapito di fredde e meticolose valutazioni analitiche, ma quelle poche volte in cui lo aveva fatto ci aveva azzeccato in pieno. Il manoscritto ritrovato sul vecchio deposito di Jacksonville recitava solamente “Nevada”, ma qualcosa dentro la mente di Eric andava a colpo sicuro, indicandogli Las Vegas. Aveva viaggiato attraverso il deserto, per non dare troppo nell’occhio, orientandosi con i moti delle stelle, la notte, e con il Sole durante il giorno. Con un lieve balzello scese dalla piccola porzione di roccia cui poggiava, e si incamminò verso quel luogo di vizio e peccato, prima però gettò un’occhiata all’ammasso di peli che, come un’ombra, lo seguiva sempre. Il suo fedele randagio Kirby.

    -Ben tornato a casa sacco di pulci.-

    Edited by Helel_Sama - 2/12/2014, 16:36
     
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    Vendetta. Quanto, della sua vita, stava venendo influenzato da quel sentimento negli ultimi anni?
    Una volta era tutto più semplice. Non doveva far altro che impugnare la spada, sopportare il passaggio dimensionale che dagli inferi lo gettava nel mondo umano, ed ammazzare quanti più sacchi di carne gli capitavano a tiro. Niente complicazioni, niente scelte: solo il turbinare della sua spada, lo scintillio delle scariche elettriche che si riversavano dalle sue dita sulle sfortunate vittime, e tornare a casa ricoperto di sangue e con le teste dei suoi nemici come trofeo. A volte non capiva, e si domandava perchè un mondo popolato da esseri così pateticamente deboli non fosse già stato conquistato da secoli...ma era il pensiero di un attimo; vivere sul filo della propria stessa spada era l'unica cosa che gli veniva chiesta, e l'unica che gli si addicesse. E fu proprio quando ormai aveva dimenticato certe domande, che la risposta gli si palesò innanzi.
    Ma questa non è la storia di come l'amore per un'umana lo portò alla rovina, strappandolo ai suoi natali e gettandolo nel mondo che fino a poco prima aveva solo disprezzato, tra esseri che aveva sempre considerato inutile carne da macello. Questa è la storia di come uno di loro, uno degli umani che per decenni non aveva fatto altro che smembrare, l'aveva umiliato. E di come, di conseguenza, dovesse pagare.
    Aveva accettato che la sua Nevine fosse in grado di tenergli testa, perchè era una Cacciatrice esperta e consumata; un essere che, come lui, aveva votato la propria intera esistenza al combattimento ed allo sterminio di una razza. E probabilmente anche perchè il tenero tra di loro nacque ben prima che entrambi se ne rendessero conto. Ma quello che era successo...no, semplicemente non poteva accettarlo. Quell'Eric...era un dannato ragazzino. Un umano, un fottutissimo cucciolo di umano incapace di reggere una spada o una qualsiasi arma; eppure l'aveva sconfitto, umiliato. La sua non era stata una disfatta dell'ultimo secondo, un qualcosa dovuto a fortuna o distrazione o mero fato avverso: era stato più bravo, più furbo e più veloce di lui. Sebbene, come aveva scoperto in seguito, avesse scoperto dei suoi poteri solamente da poco! Era stato un incontro truccato, non c'era ombra di dubbio...anche se era un semplice uno contro uno, e nessun intervento esterno aveva decretato vittoria o sconfitta, doveva esser così...
    La beffa gli aveva impedito di dormire per giorni. La rabbia era troppa e, per la prima volta in vita sua, non sapeva a chi indirizzarla; non poteva certo incolpare Eric per esser stato più in gamba di lui, anche se non poteva fare a meno di figurarsi mentre gli staccava dal collo quella sua maledetta testa. Doveva odiare se stesso, forse? Per essersi adagiato sugli allori, per non aver capito in tempo che i poteri che aveva perso per colpa dell'esilio l'avevano reso così debole, così fragile?
    Aveva passato intere settimane in palestra. Si era gettato nelle missioni più pericolose, era arrivato a sconfinare in territori come i Boschi o Night Town pur di provare a se stesso ed agli altri cacciatori la propria forza. E pian piano, era riuscito a riscattarsi...a recuperare il proprio onore. Ma senza mai dimenticare lo smacco subito per colpa di quel dannato ragazzino...
    E quando seppe che era partito, abbandonando la Scuola, non fu in grado di resistere. Non era la vendetta a muoverlo, ne l'odio che aveva provato durante i primi, terribili giorni. No...era più simile ad un dovere, a ciò che aveva sentito di dover fare per Nevine quando era venuto il momento di ribellarsi ai suoi simili pur di sperare in una vita con lei. Stavolta però non lo faceva per qualcun'altro, ma solamente per se stesso. Sconfiggendo quel ragazzo, distruggendolo...avrebbe definitivamente cancellato l'onta di cui s'era macchiato. E fuori dalla Scuola e dal territorio di sua giurisdizione, nessuno avrebbe mai saputo...e nessuno avrebbe mai indagato. Forse, ciò che voleva in realtà, non era altro che trovarsi di nuovo a bagnarsi del sangue scarlatto di quelle creature...
    Furono questi pensieri a tenere occupata la sua mente, mentre si gettava all'inseguimento. Eric non poteva immaginare d'esser seguito e probabilmente per questo le sue tracce erano particolarmente facili da seguire; o forse era solo l'istinto del Cacciatore che si risvegliava.
    Eric.
    La parola fu accompagnata da un ronzio, che si sarebbe risolto in un pizzico alla base del collo dell'asiatico. Shido si trovava ad una cinquantina di metri dietro di lui, con la mano sollevata ed un dito teso nella sua direzione. I guanti che indossava vibravano ancora, rivelando la propria natura semiliquida che gli aveva permesso di scatenare l'attacco ronzante, ciò che si sarebbe manifestato come il sovracitato pizzico: nient'altro che un'onda sonora al limite dell'ultrasuono, abbastanza concentrata da provocare quel piccolo fastidio ma non abbastanza per provocare danni reali. Perchè si, avrebbe potuto ucciderlo in quello stesso istante, intensificando solo di poco il volume del dardo acustico che gli aveva scagliato come avvertimento...così come avrebbe potuto ridurlo in pezzi con un colpo del suo lanciarazzi - già impugnato nella mancina, e relegato al suo formato "tascabile" - o spezzarlo in due con un possente colpo della fidata dai-katana. Ma in nessuno di questi casi, il suo onore ne avrebbe tratto sollievo.
    Non proferì null'altro, limitandosi ad estrarre anche la grande spada dal fodero che teneva in spalla. Un vero guerriero avrebbe capito, senza bisogno di nient'altro...il suo sguardo era inequivocabile. Se quel ragazzino si fosse dimostrato degno almeno di quell'onore, avrebbe avuto la possibilità di attaccare per primo. Ma non aveva che pochi istanti...in caso contrario, Shido avrebbe fatto la sua mossa. E mentre circondava la lama di Seryu di vibrazioni sonore generate dai NoiseBurst, trattenne a stento un ghigno: il piccolo genio di fronte a lui avrebbe avuto giusto il tempo di capire quanto fosse cambiato dal loro ultimo incontro...e poi più nulla.

    Edited by boide12 - 2/12/2014, 18:41
     
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  3. Helel_Sama
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    Quella voce, quella specie di brivido sul mento…Shido!
    Il geniale cervello di Eric si era già messo in moto, come un portentoso computer, vedeva sfilare e sovrapporsi al suo interno innumerevoli serie di dati, concatenati tra loro e coerenti nel definire un quadro completo della situazione. Eric vedeva i vari aspetti della vita, le varie leggi fisiche del mondo e le emozioni degli altri esseri come un unico quadro, come un insieme di elementi il cui legarsi tra loro originava qualcosa di infinitamente più complesso della semplice somma degli stessi elementi. Nel giro di un’infinitesimale frazione di secondo il suo portentoso cervello aveva elaborato tutto ciò che gli serviva per far fronte a quel pericolo;

    Analisi geomorfologica del perimetro: Lo scenario preposto ad arena sorgeva su di un deserto, durante le ore più calde della giornata. La concentrazione era estrema quando Eric analizzava situazioni di questo tipo, questa volta, inoltre, era in ballo la sua vita. Completamente assorto nel suo pensare Eric, nel tentativo di scandagliare in maniera più accurata possibile la zona, si estraniò completamente da se stesso, fino a vedere il suo stesso corpo nella riproduzione mentale che aveva creato, quasi fosse una persona terza che osservava la scena da fuori. I dati immagazzinati fino a pochi istanti prima della venuta di Shido vennero elaborati; dietro di lui vi era una roccia, dalla quale era appena sceso, e sulla quale era salito per meglio poter scorgere Las Vegas. La scena venne riproiettata dalla sua mente e, nel rivederla, notò il suo gesto di portarsi il taglio della mano aperta sopra gli occhi poiché il Sole lo infastidiva. I primi importanti dati vennero estrapolati, il nemico, alle sue spalle, doveva avere la visuale disturbata dal Sole, come lui l’aveva avuta poco fa e come l’avrebbe avuta tutt’ora se avesse alzato lo sguardo, inoltre, la piccola porzione di roccia che si era appena lasciato dietro, interposta tra lui ed il nemico, avrebbe potuto fungere da, seppur minimo, scudo, allentando minimamente la portata di taluni attacchi.

    Analisi psicologica : Il soggetto agisce per vendetta, segno che il precedente incontro tra i due ha lasciato il segno ed è ancora forte nella sua mente, motivo per cui, forse inconsciamente, sta tenendo una grande distanza con lui, sapendo e temendo che l’unico modo di Eric per metterlo fuori gioco, cosa già avvenuta in precedenza, è quello di avvicinarsi. I primi risultati dell’analisi psicologica del soggetto studiato portarono Eric a ritenere che Shido, ancora scottato dal loro ultimo incontro, avrebbe cercato di mantenere la massima distanza con lui, la massima distanza consentitagli ma tale per cui non gli fosse impossibile portare i suoi attacchi, ne conseguiva che;

    I 50 metri che dividevano Eric da Shido erano il raggio d’azione massimo con cui il fendente di quest’ultimo si poteva considerare pericoloso, essendo Eric posizionato esattamente sull’estremo bordo di tale perimetro, anche un esile scudo improvvisato, come un costone di roccia, si sarebbe rivelato bastevole per estinguere gli ultimi aliti di forza di un eventuale ed ipotetico fendente scaturito dalla lama di Shido. Al contrario, i guanti di vibranio il cui ricordo era ancora nitido nella mente di Eric, sembravano essere una variabile più problematica, che sarebbe stato meglio eludere. Si, Eric aveva già visualizzato, alle mani di Shido adorni, i guanti di vibranio che ricordava dal loro primo incontro, e che aveva imparato a conoscere. Infatti, se non fosse stato cosi equipaggiato, non gli sarebbe stato possibile creargli quel fastidioso pizzico al mento.

    La reazione di Eric fu immediata, Shido aveva appena pronunciato il suo nome, il piccolo genietto piegò lievemente il ginocchio e si abbassò affinché ciò che rimaneva della propria figura svanisse completamente dietro la roccia, attendeva l’esito degli eventi ed intanto, prevedendo le mosse del nemico, e proiettando sulla sua mente quello che, secondo i suoi calcoli, sarebbe stato il prossimo futuro, iniziò ad immagazzinare energia che si sarebbe rivelata utile a breve…
     
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    Mpf. Quando vide ciò che Eric aveva in serbo per lui, il modo in cui sfruttava i preziosi secondi che gli aveva così gentilmente concesso e gettava al vento le sue già limitate chance di sopravvivenza...non sapeva se ridere o provare pietà. Seriamente aveva perso contro un individuo del genere, che gli offriva la schiena e dunque un bersaglio rapido e pulito da trafiggere a morte? Doveva esserci qualcosa che non andava. Colui che l'aveva sconfitto era certamente inesperto nell'arte del combattere, sicuramente piuttosto codardo e poco incline al rispettare le basilari regole di una lotta, quelle che permettevano di conservare dignità ed onore...ma perlomeno era astuto. Sagace. Non un idiota che tenta di ritardare la sua morte rannicchiandosi dietro una roccia, sperando che gli faccia da scudo. Diavolo, avrebbe potuto spazzarla via con uno schiocco di dita e lui con essa...ma perchè togliersi la soddisfazione di passare quell'infante a fil di lama? Era ovviamente un gran peccato non poter sfruttare appieno il potere dei NoiseBurst, il controllo sonoro su cui tanto aveva insistito ad allenarsi...ma c'era da dirlo, non s'era aspettato una reazione talmente idiota. Aveva pensato di doverlo stanare a furia di frequenze abbastanza alte da vetrificare tutta quella sabbia, ed invece gli stava servendo il suo stesso cuore su un piatto d'argento.
    Colpa di sole e disidratazione? Probabile. Aveva scoperto a sue spese come quelle forme umane potessero effettivamente esser fragili e come fosse semplice esaurirne le risorse. Forse avrebbe dovuto rimandare lo scontro, lasciare che Eric giungesse a destinazione e si dissetasse, lasciarlo riposare e solo poi sgozzarlo...ma diamine, non l'aveva inseguito per mezzo mondo per attendere ancora. Ancor prima di poter maturare un tale ragionamento, Shido s'era lanciato all'attacco.
    Certo: la storia del rannicchiarsi dietro quella blanda protezione naturale poteva esser tutto uno stratagemma. Un modo come un altro per mettere in atto uno dei suoi subdoli piani da coniglio. Ma quale oscura macchinazione avrebbe mai potuto portare a termine...se si fosse ritrovato trafitto ancor prima di toccare terra? Normalmente si sarebbe lasciato andare ad una qualche battutina ironica, per sdrammatizzare e far perder la concentrazione al nemico...ma non ve ne sarebbe stato alcun bisogno, stavolta. Focalizzò il suo avversario, il sole che sebbene alto non gli dava alcun fastidio nel fissare qualcuno che si trovava più in basso di lui...e scattò.
    Lo sterminatore agì nel momento stesso in cui Eric stava completando il piccolo balzo che avrebbe dovuto metterlo al sicuro. Quando la sua figura stava per scomparire dietro la pietra rossa, il mondo parve improvvisamente rallentare attorno a lui. Eric pareva quasi immobile, così come i granelli di sabbia portati dal vento e tutto ciò che lo circondava. Rimaneva solo il ritmo del suo cuore a scandire il tempo, un ritmo sempre più frenetico, mentre l'adrenalina inondava le sue vene e giungeva ai suoi muscoli...
    Fu quasi un singolo balzo a portarlo verso la sua vittima, un solo passo eseguito ad una velocità cui raramente s'era mosso prima d'allora; nella mancina stringeva ancora il lanciarazzi ma era della destra, armata di dei-katana, che Eric avrebbe fatto bene a preoccuparsi: l'affondo che di li a pochi frammenti d'istante avrebbe menato avrebbe con ogni probabilità posto fine alla sua vita. Troppo veloce perchè potesse accorgersene - avrebbe dovuto faticare non poco ad evitarlo anche fosse stato pienamente concentrato e consapevole, figurarsi ora che nemmeno lo stava guardando! - , troppa forza perchè una roccia o qualsiasi patetica barriera vi avesse frapposto potesse fermare la lama di quella spada. Il masso di arenaria venne penetrato come non esistesse, come fosse gelatina e non solida roccia...ed Eric, ignaro ed inconsapevole e tragicamente fragile nella sua umanità, come avrebbe potuto salvarsi? Forse non era l'epico scontro ai confini del mondo che s'era immaginato...ma probabilmente meglio così. Scoprire che bastava un po d'allenamento per trasformare un pericoloso avversario in un altro dei soliti, ridicoli umani che era stato abituato a sviscerare avrebbe valso tutto il viaggio!


    Tecniche utilizzate:

    CITAZIONE
    Will of the Dragon
    La forza e la rapidità d'esecuzione che contraddistinguono Shido si fanno sentire sopratutto quando egli inizia ad interessarsi al combattimento. L'eccitazione del combattimento fa produrre a Shido adrenalina a livelli incredibili, rendendolo molto più rapido nei movimenti.
    In genere tende a non farsi trasportare, ma quando capisce di essere di fronte a un nemico alla pari o più forte di lui, la noia finisce, e inizia il vero combattimento.
    CITAZIONE
    Questa tecnica consente a Shido di decidere se aumentare di un'entità Bassa una categoria di abilità Fisiche, oppure di aumentarne due insieme di 3 livelli, durante il turno di attivazione.
    Effetto: 1 turno.

    Fang of the Dragon
    Il demone ha una vera e propria passione per gli affondi, vorrebbe poter affondare con qualsiasi cosa, lancie, pistole, pali della luce, anche usando il corpo di un demone stesso per distruggere i suoi amici demoni. Però, essendo Shiryu la cosa più somigliante al suo modello di arma ideale, spesso usa solo lei per affondare. E non solo, la usa come spiedo per infilzare il nemico.
    CITAZIONE
    Shido concentra tutte le sue energie nelle braccia e si lancia con la sua arma in avanti in uno scatto a velocità Bassa, infilzando il nemico, arrivando ad una distanza di una decina di metri massimo. Può anche sfondare difese di livello Basso.
    Effetto: istantaneo.

    Mp: 30/50.


    CITAZIONE
    Piccola spiegazione per bimbi speciali che non han nemmeno sbirciato il regolamento: in questo turno, Shido utilizza due diverse tecniche. La prima gli permette di potenziare una sua caratteristica fisica al livello di una tecnica Bassa, e come si evince chiaramente dal post, la caratteristica scelta per tale incremento è stata la velocità. La seconda permette un ulteriore boost di livello Basso della velocità, utilizzato unicamente allo scopo di portare un affondo in grado di superare barriere Basse.
    In totale, Shido si muove a velocità Media ed il limite di dieci metri della tecnica "Fang of the Dragon" viene compensato dalla combinazione con la tecnica precedente. Inoltre la sua capacità di trapassare difese fino a livello Basso gli permette di praticamente ignorare la protezione fornita dalla roccia, ridicola confronto ad un simile potere penetrante.
    Ora, un paio di punti da chiarire: un personaggio dotato di un'abilità di velocità di livello 5 è abbastanza veloce da risultare impercettibile a qualsiasi altro personaggio sprovvisto di tale abilità. Qualsiasi tecnica, anche di livello Basso, è più forte di un'abilità di livello 5; combinando queste due cose, ti dovrebbe esser facile capire che Eric ha ben poche chance anche solo di cogliere il movimento di Shido o di capire che si sta muovendo prima di finire infilzato. Tanto più che non sta nemmeno guardando Shido, essendo impegnato a nascondersi dietro la roccia, dunque le già poche chance di potersene accorgere e reagire in tempo calano ancora più a picco. Insomma, complimenti per la scelta tattica!
    In caso qualcosa non ti sia chiaro, il regolamento è a tua completa disposizione per esser consultato e confermare quanto t'ho accennato qua. A te la palla, checca! :3
     
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    HELEL SAMA CI MANCHI, TORNA DA NOI
     
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