Godbreaker

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    Perdonami per quello che farò, quando non mi ricorderò più di te.

    Perdonami o uccidimi.


    No, nessuno di loro. Mani invisibili strisciano addosso a chi lo circondava, frugando il loro corpo alla ricerca di quella sensazione. Quel senso di familiarità che lo ha chiamato li. Su alcuni è delicato, su altri esagera e lascia i segni della sua ricerca. Ma non è nessuno di loro. Né tra i presenti, né la ragazza senza colore, sulla quale avrà lasciato senza volerlo dei lividi a giudicare da quel corpo gracile.
    Non lo trova. Non capisce. E non capire è schifosamente snervante.
    morireèpeggio
    Morire è peggio di qualunque cosa. Taci ora, taci, si sta concentrando, ha rallentato il respiro e sta stringendo le labbra più forte che può per non ringhiare. Sente la frustrazione come sentirebbe un grumo di catarro in gola e sa che dovrà sputarlo, se non vuole strozzarcisi. Allora stringe il pugno, si piega ancora, poggiando le braccia sulle ginocchia e rannicchiandosi, senza curarsi degli stracci che gli scivolano di dosso, lasciandolo scoperto. Si rannicchia su se stesso e non riesce a non ringhiare, mentre sta per liberarsi di un grumo di catarro maledettamente fastidioso. Poi la realtà trema.
    Non dire stronzate, non è la realtà, lo capisce subito e non perde tempo a darsi dell'idiota per aver pensato qualcosa di così estremo. Troppo agitato, troppo nervoso, i sensi sono completamente in allerta e non riesce a distinguere uno starnuto da un'esplosione. Non era la realtà, erano i suoi sensi. I suoi sensi sfarfallano, come se avessero appena incontrato qualcosa di stonato, il neo, quello che nella fotografia non ci dovrebbe essere. Quello che col resto dello spazio tempo non sembra avere rapporti.
    E allora inizia a vedere rosso
    Non fa in tempo ad ascoltare le sue parole, non vede i suoi movimenti, ignora qualunque cosa, qualunque persona, qualunque sensazione. Tranne quella di aver trovato il Virus, il bastardo che si muove nella realtà senza appartenervi. Come Lui. Come Sei Occhi. Non fa in tempo neanche a pensare, si limita a chiudere la mano sinistra, mentre tutta la Forza che ha appena trattato tutti i presenti come dei pupazzi da rompere per guardarci dentro, si concentra in un punto e implode sul bersaglio. Senza colpire niente.
    Non segue il movimento. E questo è impossibile.
    Vede esattamente l'istante in cui l'Estraneo scompare e quello in cui ricompare. Non vede alcun cazzo di movimento e questo non è possibile. Perché lo aveva circondato, lo sa, lo ha sentito, e se si è spostato togliloquelSE.Sièspostato SE si è spostato e quello che sta fissando non è soltanto una ombra, allora avrebbe dovuto spingere via la sua Forza per farlo. E anche questo è impossibile.
    Ma prima che faccia in tempo a rialzarsi e a scagliarsi contro Sei Occhi, si accorge finalmente che il suo cervello urla. Urla di fermarsi, di piantarla di fare l'idiota e di rilassarsi, perché si, lo sfarfallio era lo stesso, ma l'odore è fin troppo calmo, non sente la puzza di emozioni che infiammano Sei Occhi e soprattutto, ora che finalmente lo vede bene, quello a Sei Occhi non ci assomiglia neanche di striscio.
    Seiossessionato
    scioglie i muscoli, il rosso scompare, gli artigli si distendono, torna rannicchiato
    Ucciderlostadiventandounossessione
    Adesso finalmente lo ascolta, e niente di quello che sente gli interessa. Ha capito cos'è quel posto, una specie di quartier generale, da li ci si muove dalla scuola quando richiedono un loro intervento altrove. Una semplice missione di routine, niente che dovrebbe interessarlo. Niente di niente. Se qualcosa senza corpo non l'avesse svegliato appositamente per trascinarlo li. Quindi si limita a sollevare le spalle, senza smettere di avere lo sguardo spento verso il pavimento, senza guardarlo davvero, e ad aspettare, senza rialzarsi. Aspettare perché ora ha capito come l'Estraneo si è mosso e non è difficile immaginare come si muoveranno loro. Quindi avanti. Lo vedesente sollevare il braccio e sfiorarsi la fronte. E di nuovo, tutto sfarfalla. Lo sente concentrarsi, anche se non lo da a vedere, anche se ha una tale capacità di concentrazione che potrebbe sbatterli su Nettuno senza neanche accorgersi. Si accorge di sapere tutto questo, di leggere tutto questo nell'aria attorno a se, senza capire come possa esserne a conoscenza. Ma in fondo non è mai stato curioso riguardo a quello che poteva fare.
    Porsi domande è divertente solo quando sai le risposte. Aspetta e finalmente lo guarda. Di nuovo. Occhi grigi, capelli più cinerei che biondi, un corpo troppo umano per un Incubo come Sei Occhi.
    Si chiede con curiosità cosa diamine fosse quel tipo e se magari lo conoscesse senza ricordarsene.
    Non gli passa neanche per la testa di rialzarsi, aprire le ali, volare via e scordarsi di tutto. Perché lui a quelle stronzate superstiziose ci crede e qualcosa lo ha chiamato in quel posto. Che fosse un Dio o un Oracolo poco importa.
    Inoltre aveva promesso di fare il bravo, quando si era ripresentato li dichiarandosi pronto a collaborare. Un modo come un altro per non allontanarsi troppo dal pretendente fino a che non avesse trovato il modo di ucciderlo senza scatenare una caccia all'uomo, ma questo non l'aveva detto. Quindi quale migliore occasione che occuparsi di un po della loro roba per farli calmare e assicurarsi un po di fiducia? Ma il buio lo inghiotte, mentre si chiede qualcos'altro

    Lo odi perché ti ha ucciso o perché neanche lui ci è davvero riuscito?

    ____



    Era stato strano. Non era la prima volta che veniva sottoposto a un teletrasporto, ma questa non era la normale situazione. Non era un normale nero, troppo denso, troppo freddo. Lo sente mentre gli si avvolge attorno e lo sfiora.
    ...ine
    Che cosa? Non può farlo, non può aprirsi, non può lasciare che entri. Eppure sente come se gli avesse parlato. Sente senza sentirlo. Niente parole. Di nuovo. Niente a parlare. Di nuovo. Ma non era la stessa cosa. Non fa in tempo a rispondere che è già tutto finito. E ricade nel caro vecchio mondo di merda. Bentornato alla tua reggia, Sovrano.

    E che reggia.
    mmm
    Fango. Ora è solo fango. Che lo fossa anche poco prima? Stai di nuovo dicendo stronzate, Sunshine, dice il suo cervello, stai di nuovo dicendo cose senza senso. Quello non poteva essere fango, ne niente di questo mondo e tu lo sai. Era qualcosa nel mezzo, qualcosa che normalmente non riesci a percepire.
    Qualcosa che ti chiamava per nome. Ricordagli di chiamarti Re, la prossima volta.
    mmm mm
    C'è anche quella ragazza con lui. Una studentessa quindi. Strano. Avrebbe detto che fosse qualcuno come lui, arrivato li per caso, chiamato da qualcosa che non esiste, voluto senza nessuna ragione particolare. Lo avrebbe detto perché quella ragazza puzzava di Morte più di quanto non puzzasse lui stesso. Morte e calore.
    Fece in tempo a considerarla una concubina decente, prima di notare lo sgorbio. Non che lo guardi, la Vista è un senso troppo prezioso per sprecarlo su un'affare del genere, a confronto quel fango poteva risultare interessante, ma in ogni caso sentiva fin troppo bene ogni cosa. Sentiva chi era, cos'era e soprattutto cosa diceva. Cosa cosa cosa cosa diceva.
    E non diceva niente che gli piacesse.

    Ha fatto male. Male male molto male a lasciare il trono vuoto così a lungo. Basta permettergli un istante di respiro e subito i topi scordano chi è ad essere sul trono. Iniziamo a ricordarlo a lui. Non dovrebbe essere difficili, in fondo è solo un pezzo di terra che si muove e la sua Forza è già li, attorno a lui, l'istante dopo invece è attorno allo sgorbio, lo avvolge come un guanto, lo stringe dolcemente, senza farsi sentire. E' solo una sfumatura rossastra nell'aria, una sfumatura che ignora completamente la ragazza senza colore dall'odore di morte.
    Una sfumatura che inizia a premere. Abbastanza forte da piegare le gambe di pietra, costringerlo in ginocchio e fargli abbassare le spalle. Abbastanza forte da costringerlo ad inchinarsi davanti al Re e a chiudere quella cazzo di bocca.
    Non hai rispetto? vorrebbe chiedere. Non hai neanche un briciolo di rispetto, ora che sei davanti al tuo Re? Il tuo come di tutti? Vorrebbe, ma non ne vale la pena.
    Si limita a rialzarsi in piedi, mentre da sotto la sua pelle pezzi di un'armatura nera lo avvolgono, assieme a pezzi di stoffa rossa. Non guarda nessuno, cammina soltanto, gli occhi puntati sui suoi stessi piedi, l'unica cosa interessante li attorno, mentre supera l'ammasso di roccia costretto alla sottomissione e punta direttamente alla porta.
    Non parlare dovrebbe anche dirgli Fino a un minuto fa ti avrei fatto esplodere solo per calmarmi e avermi insultato in quel modo non avrebbe fatto differenza. Ma ora sono calmo e mi limito a sbatterti a terra. Ma tu chiudi quella cazzo di bocca se vuoi continuare a muoverti quando me ne andrò di qui.
    Non dice neanche questo.
    Speriamo che quel coso abbia abbastanza cervello da capire da solo, mentre l'ingresso che avrebbe dovuto proteggere sta per essere attraversato dal Re in armi. E che altre guardie gli cadano addosso se lo desiderano. Non ha alcun interesse a trattare quella Corte con riguardo.
    Che si parli da Re a Re e basta.
    Tutti gli altri possono bruciare subito.

    Note: con la sua multiabilità di Sensi e percezioni extrasensoriali, Sunshine avverte a grandi linee alcune caratteristiche di chi gli sta di fronte. Ad esempio con Seth lo avverte come qualcosa di estraneo alla realtà corrente a causa di un leggero senso di sfasamento sensoriale che gli provoca averlo vicino. Lo stesso è accaduto con Jake a causa dell'influsso della Realtà Alternativa, per questo all'inizio lo ha scambiato per Seth.
    Mi spiace per il guardiano, ma non ho ritenuto credibile che Fred si facesse parlare così xD per ora lo ha solo costretto a inginocchiarsi con la sua abilità di Manipolazione di Forza (il tizio è libero di opporsi alla spinta, ma ti ricordo, visto che non leggi la bozza della mia scheda da un po, che la Forza è 5, personalizzata, grazie alla sua particolare struttura, per essere virtualmente infinita, capace quindi di azioni impossibili, nonché impossibile da bloccare e simili grazie all'inappellabilità data dal lv 5). La palla a Rav
     
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    - Perturbazione in avvicinamento a ore sei.
    Vuole indovinare. DELPHI si è connessa ad alcuni dei macchinari presenti in sala e li sta usando per curiosare, come farebbe una bambina alle prese con un giocattolo nuovo. Mentre volta la testa all' indietro e osserva dal pavimento sollevarsi strascichi di cartacce e qualche granello di polvere appena percettibili piroetta su sè stessa e fa due passi sulla destra. La perturbazione le passa di fianco, segue con lo sguardo la direzione in cui crede si stia dirigendo solo per vedere alcuni dei presenti più sprovveduti sobbalzare infastiditi quando ne vengono toccati. Così presi da ciò che accade all' esterno da accorgersi a stento di ciò che è appena passato per la sala dei monitor, il libro che vede volare ed atterrare sulla testa di uno degli operatori è solo la conferma di quanto il lavoro in questo ufficio possa essere una fonte di stress da non sottovalutare.
    " Puoi stabilirne il tipo? " chiede, portandosi il cellulare all' orecchio. E' con questo che l' A.I. le ha comunicato del fenomeno, ed ora l' altoparlante trasmette solo statico. Teresa ha ormai imparato che rumori come questo sono il modo che DELPHI ha per comunicarle di essere a lavoro. Cinque centesimi di secondo dopo la perturbazione sembra ritirarsi, a giudicare dalla calma meccanica che tornano a dimostrare gli impiegati. Immagina che siano abbastanza abituati ad eventi simili da non farci caso.
    - Negativo. La fonte è a tre-virgola-undici da te.
    E a tre virgolaundici metri da lei lo vede farsi strada senza problemi tra il via vai dei sorveglianti, quasi avesse uno schermo invisibile che li tiene ben lontani dalla strada che percorre. Potrebbe essere proprio così. La perturbazione non non emanava un calore assai differente dalla temperatura media della stanza e non ha potuto osservarlo direttamente, rendendosi conto della sua esistenza solo dalla materia mossa durante il suo tragitto. Forse è una sorta di impulso cinetico. La pelle scura coperta dai escoriazioni e cicatrici, un abito rosso atto a coprire a stento la zona del pube. Sarà alto circa tre volte lei, per riuscire ad incrociarne lo sguardo quando le passa vicino è costretta ad indietreggiare di un paio di passi e alzarsi sulle punte. Quando le passa oltre e si accovaccia, è comunque più alto di lei, anche se di poco. L' altoparlante del telefono dice qualcosa, ma lei non ascolta. Il capo dell' organo - Jake Barfly, le dissero una volta all' ufficio informazioni - appare decisamente fuori posto in una scuola come la Devil May Cry, con quell' aspetto così ordinario e umano. In circostanze normali la cosa non la stupirebbe, ha conosciuto più di un' entità non umana in grado di mimetizzarsi perfettamente nell' habitat di questo mondo, ma qui all' istituto anche le creature in grado di fare una cosa simile le hanno mostrato una certa fierezza nel lasciar trapelare la loro natura con qualche dettaglio anatomico fuori posto, occhi dal colore innaturale e così via. Ma forse è solo perchè ci sta facendo l' abitudine. Il briefing è breve, non dice quasi nulla di nuovo. La maggior parte delle cose dette da Barfly erano gia nel bollettino, ma le poche di cui non era gia a conoscenza sanno rivelarsi interessanti. Questo Bram il Benedetto sembra una creatura influente - ma sarà sempre lo stesso essere che è stato decapitato in battaglia chissà quanto tempo fa o è solo un titolo che si sono scambiati eventuali successori? - e il fatto di non aver mai sentito parlare di lui quando lavorava al Direttorato contribuisce solo ad infiammare la curiosità nei suoi confronti. Proprio. Quando Jake si porta le dita alla fronte Teresa quasi sospira per la contentezza di aver trovato un motivo valido per uscire di casa.
    Salvo ricredersi parzialmente un istante di buio e un teletrasporto dopo. Molti pensano che il fatto di venire teleportati in un tempo praticamente nullo non lasci spazio ai pensieri. Un secondo prima sei nel punto di partenza, quello dopo a destinazione con un leggero capogiro dovuto all' improvviso cambio di scenario. Per Teresa il teletrasporto non è mai stato così, salvo le poche volte in cui lo ha subito da un teleporta dotato della sua stessa rapidità cognitiva. All' inizio sente solo il corpo irrigidirsi, per la mente troppo lenta di chi la apporta può sembrare solo un attimo, ma un attimo per lei è un tempo dilatato abbastanza da poter percepire una stilla di allarne quando non sente più gli arti, gia spediti a destinazione. Le serve lo stesso sforzo fatto quando le raddrizzarono un braccio rotto per reprimere l' impulso di urlare, mentre percepisce chiaramente le sue molecole scomporsi e ricomporsi altrove e per un lasso di tempo così breve che neppure lei riesce a misurarlo capisce che la sua mente è a metà tra la partenza e la destinazione. Percepisce chiaramente i suoni e l' odore di disinfettante della sala dei monitor, eppure sente lo splash denso e il freddo bagnato attanagliarle le caviglie. L' apporto ha termine, la sua mente è completamente dall' altra parte adesso, con una chimica abbastanza confusa da causarle un dolore gonfio alla tempia sinistra. Quando decide di riaprire gli occhi ha una visuale ancora sfuocata, nell' angolo in basso a sinistra del suo campo visivo lampeggia la scritta Read Only, il che significa che DELPHI può raccogliere dati solo attraverso la percezione stessa della sua user. Ovviamente, se sono sottoterra non arriva un segnale abbastanza forte da connettersi a qualche apparecchiatura. La portata dei suoi sistemi A.I. non è molto ampia.
    " Hmmh... " l' uomo in rosso è con lei, ma prima che possa passare alle presentazioni avverte una vibrazione nell' acqua, una serie di cerchi concentrici che lo avvolgono. Il fenomeno osservato nella sala... DELPHI le aveva detto che era stato lui a causarlo. E perchè lo sta rifacendo? C' è il dubbio che il suo blackout sia durato qualche millesimo di troppo, si trova in una situazione gia in pieno svolgimento e non sa perchè nè come è iniziata così. Vedendo le tracce sull' acqua sa solo che non è diretto a lei, ma ad un ammasso di terra umanoide a pochi metri, ore nove.
    Perchè?
    Ostile. No. Non ha dati per confermarlo. Ma se deve dirla tutta non ha nemmeno dati sufficienti per dire che non possa essere pericoloso, l' arma che intravede nei pressi della creatura ha un' aria tutt' altro che minacciosa, ma l' aspetto spesso maschera la pericolosità. Vede anche un paio di auricolari infilati in due nicchie rocciose ai lati di quello che doveva essere un volto. Le fanno pensare al fatto che la creatura li possa usare per passare il tempo. C' è una porta.
    Deve esserne il guardiano.
    E il suo compagno sta aggredendo una delle persone che li hanno chiamati?
    Spera sia solo un' incomprensione, ma non può certo permettere che il loro incarico venga mandato all' aria da un' aggressione priva di fondamento, devono ancora capire perchè sono qui e cosa vogliono da loro:
    " Lascialo. Non voglio perdere l' incarico per colpa tua. "
    Certo, proprio perchè è il guardiano potrebbe averli attaccati scambiandoli per intrusi, ma le sembra strano. Dopotutto, sapevano che stavano arrivando. L' unica soluzione e che le abbiano affiancato il solito cacciatore con problemi di autocontrollo...
     
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    In qualsiasi altro luogo del mondo, il volere del Re Bestia sarebbe stato rispettato e la rocciosa creatura che s'era frapposta fra lui e l'entrata di quella grotta sottomarina si sarebbe prostrata ai suoi piedi, costretta dalla sua forza inarrestabile. Ma non li. Perchè la creatura che si trova davanti è l'essenza stessa di quel posto, di quel fondale, il genius loci di quel terreno fangoso e quelle rocce umide e quell'acqua gelida. Dopotutto, se è stato messo a guardia di un posto simile, un motivo doveva pur esserci: uno della sua razza, nel suo luogo d'origine, è inarrestabile. Forse, concentrandosi, Freddy sarebbe in grado di sopprimere le possenti forze della natura in azione attorno a lui e concentrate nell'essere di roccia che gli si para davanti...ma un'azione del genere, portata col minimo sindacale della sua grande potenza, non ha speranze di piegarle. E per questo il guardiano non si piega, e non da segno visibile di aver avvertito la presa del Re. Solo la roccia sulla sua fronte si crepa leggermente, l'equivalente di un'aggrottata di fronte umana.
    Non è con me che dovrete dimostrare la vostra forza.
    Dal suo canto, il guardiano ha ordini precisi da rispettare. Ed è stato avvertito: si mormora che Bran stesso abbia avuto a che fare, in passato, con alcuni degli strani esseri provenienti da quella lontana isola...e proprio grazie a quell'incontro tutta la Corte ora sa quanto irruenti e poco ben educati possano essere. Niente tradizioni da rispettare, pochi gradi gerarchici di cui tener poco conto, nessuna etichetta da osservare. Colui che si proclamava Re, e che aveva tentato di costringerlo in ginocchio, sarebbe rimasto sorpreso da quanto miserabile la sua esistenza apparisse agli occhi di qualcuno che ha vissuto secoli nella convinzione che onore e rispetto giacciano in cose che lui invece ignora bellamente. Ma dopotutto, era proprio per la loro irruenza e la loro ignoranza sul mondo e le sue regole che avevano deciso di assumerli: nessuno con un minimo di buon senso avrebbe mai accettato un incarico del genere. Scelto di affrontare un nemico simile.
    La più piccola dei due esseri sembra mostrare buon senso, ed ordina all'altro di vanificare la forza che sta esercitando sul guardiano. Quest'ultimo volge lo sguardo a lei, sempre senza fare una piega, sempre col solito medesimo vacuo sguardo da scoglio.
    Non mi è permesso lasciarvi passare, se non garantite per il vostro compagno. Essere convocati ad udienza da Bran è un onore riservato a pochi, non v'è necessita di simili comportamenti villani.
    Nonostante le sue parole, il tono rimane il più rispettoso e contenuto possibile. Niente arroganza nè rimprovero, ma semplice constatazione. Sperava solo che la situazione non volgesse al peggio: non tanto perchè temesse per la propria incolumità, ma perchè Bran non aveva mai gradito aspettare più del necessario.
     
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    Va bene, non è così grave. Per fortuna - e questo Teresa scopre di pensarlo non senza un sensazione di leggerezza nello stomaco, che capirà più avanti essere sollievo - le acque sembrano calmarsi e il guardiano sta bene. Che sia per la sua tempra fisica o perchè il suo compagno ha ritirato il potere che stava esercitando sull' uomo-pietra ha poca importanza, ma prende comunque l' appunto mentale di fare rapporto al Comitato e richiedere un collega con un' indole molto meno irrequieta se mai ci sarà una prossima missione. Se le cose volgessero al peggio in un posto come questo non ha idea di come farebbero a cavarsela: sono in un luogo mai visto, dotato di proprietà che non conoscono. Gia questi sono due vantaggi che preferirebbe non dare a possibili elementi ostili... se ci mette anche il fatto che tali elementi giocano in casa, ne esce fuori una situazione che preferisce non far degenerare. E teme che a questo dovrà pensarci lei:
    " E sia. "
    Chiude gli occhi e tiene il capo chino, non si rende neppure conto sul momento che è una sorta di richiesta di scuse letta chissà dove in un paese visitato durante il suo addestramento. Poi si avvicina verso l' entrata, vi poggia sopra la mano, soppesando per la dilatazione di un secondo l' ipotesi che il secondo cacciatore se ne stia davvero buono quando saranno al cospetto di Bram.
    No.
    Non può prendersi una responsabilità simile. Non vuole garantire per lui, se è la prima a non sapere cosa aspettarsi:
    " ... aspettami qui. " gli sussurra di rimando. Aspettami qui e resta fermo.

    Lo so che il post fa cagare, ma in effetti non c' era molto da fare a parte mettere a cuccia Freddy.
     
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    Non si è mosso. Niente movimenti, niente inchino, nessun maledetto rispetto. E' quasi tentato di aggrottare le sopracciglia ma ha già dedicato l'udito e la sua Forza ad un essere del genere, concedergli persino un suo mutamento espressivo vorrebbe dire cadere talmente in basso che quell'inchino mancato sarebbe l'ultimo dei problemi di cui il suo onore dovrebbe preoccuparsi.
    Non fa una piega neanche il Re, nessun movimento, nessun cambiamento di espressione, come se non avesse sentito nessuno dei due e in effetti non lo ha fatto. L'armatura vibra leggermente, come se fosse composta d'acqua, alternando tonalità di colori a lievi increspature. Segue le sue emozioni, i suoi pensieri, ma per loro capirlo sarebbe impossibile. Più facile sarà però accorgersi che non sembra intenzionato a riprovare. Ci dedica un istante di pensiero noncihomessoabbastanzaforza? e in effetti voleva soltanto piegarlo e non ferirlo peròdecidechenonnevalelapena impuntarsi a schiacciare un insetto talmente piccolo da strisciare tra i miei piedi e il terreno è indecoroso.
    Pensavo che Bran fosse rimasto un uomo d'onore questo invece non lo trattiene e neanche sa da dove proviene, è il semplice eco di uno spettro ricordo? evocato dall'Estraneo, ma è uno spettro a cui non riesce a tappare la bocca. Invece manda un servo irrispettoso ad accogliere un suo pari, invece di essere qui lui stesso e più parla più perde inflessione, come se lentamente qualcosa lo abbandonasse, mentre le increspature sull'armatura si appianano, fino ad essere nuovamente un oggetto apparentemente solido Confido che almeno ti affretterai ad avvertirlo che il Re Bestia gli sta facendo visita. E che si augura di ricevere l'accoglienza che merita il suo rango. Confido che lo farai. E che lo farai ora.
    Non gli da il tempo di fare nulla. Si gira, ignorando qualunque cosa non sia il suono della sua stessa voce ed entra nell'ingresso, senza alcun accenno al fermarsi, probabilmente pronto a sfondarlo se serve. E facciamola finita.

    Da background Sunshine è vecchio circa quanto il nostro sistema solare, se non di più, quindi non credo possa essere problematico inserire nel suo background un antica conoscenza con Bram, ai tempi della guerra citata in Godbreaker. Tanto se ne ricorda a malapena, o meglio non se ne ricorda, peggio di Liathan e ha parlato solo per ricordo inconscio evocato dal pronunciare del nome di bram da jake. In ogni caso bram manco sapeva dell'esistenza di Liathan quindi non credo di aver creato particolari problemi con una manovra del genere, male che vada dirai che no, non ricorda nulla e in ogni caso non si sono mai incontrati faccia a faccia. sorry per il ritardo e il post inutile, ma come terry, sunshine non ha molto da fare se non tirarsela tirarsela tirarsela e tirarsela. a voi
     
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    E questa volta, Sunshine colse nel segno. Al contrario della sua accompagnatrice, nella sua natura non v'era nulla di umano; e questo, il Genius Loci innanzi a lui poteva avvertirlo. Così come poteva intuire la verà età nascosta dai lineamenti da uomo adulto si, ma non certamente vecchio. Ed abituato com'era a gente per cui cose come onore e la propria parola valevano veramente, non si pose nemmeno il problema se quell'individuo stesse mentendo o meno. Non era una donna ne un goblin, dopotutto.
    Seguitemi.
    E dopo l'ennesimo verso cavernoso e distorto dalle labbra pietrose, l'essere si voltò: un tocco di lancia e la "porta" innanzi a lui si aprì cigolando, mostrando la rampa di umide scale che proteggeva. Il guardiano vi si avviò, confidando che i due ospiti lo seguissero.
    La scalinata si arrotolava a chiocciola, ma bastarono poche dozzine di gradini per giungere alla sotterranea magione della Corte Bianca: un enorme caverna si stagliò davanti ai cacciatori, probabilmente troppo grossa e priva di elementi di sostegno per apparire naturale. E piena zeppa delle più svariate stramberie.
    Dal soffitto, sulle pareti ed a terra un numero indefinito di cavi elettrici ricoprivano la roccia come vene pulsanti, andando ad irrorare di energia i più svariati dispositivi: una televisione in una nicchia poco distante, un jukebox che diffondeva lontane melodie di canzoni datate, un aspirapolvere che s'aggirava per l'ambiente intimando a gran voce a chiunque di levarsi di mezzo, ed altro ancora. Alcuni di essi si perdevano in gallerie secondarie, dalle quali passava anche un continuo viavai di gente. All'incirca al centro della grotta, un grosso focolare acceso illuminava e scaldava l'ambiente attorniato da un mucchio di strambi esseri accalcati su divani, poltrone o a terra. Ad un lato della sala, un albero enorme e luminescente inondava le immediate prossimità di luce fredda ed artificiale. E se l'ambiente era strano...che dire dei suoi abitanti? Ninfe, centauri, anfibi umanoidi ed esseri a cui sarebbe stato difficile anche dare una definizione. Un ragazzo che si sarebbe detto sulla ventina, con capelli verdi ed un paio di piccole corna, fissò insistentemente ed in modo piuttosto lascivo Teresa. Un minotauro passò accanto a Frederick, voltando l'enorme capo cornuto per fissarlo finchè non fù perso nella folla. Nonostante l'interminabile chiacchiericcio sparso ovunque ed il disordinato caos che pervadeva la sala, i nuovi arrivati ed il loro accompagnatore parevano destare parecchio interesse al loro passaggio riempiendo l'aria di sussurri, occhiate e spesso risatine.
    Ma un occhio attento avrebbe facilmente potuto notare evidenti segni di decadenza, in quel luogo che a primo acchitto poteva apparire così incantato e pieno di meraviglie. I cavi che pendevano ovunque erano vecchi e spesso l'isolante consumato lasciava intravedere l'anima di rame ormai ossidato, o scatenando scintille. Qualsiasi oggetto, dalle televisioni al jukebox a divani, sedie e tappeti sparsi un po ovunque sembravano aver visto giorni migliori ed erano ricoperti da toppe e rozze riparazioni. L'albero luminoso era, per quanto comunque enorme, striminzito e rachitico e quasi completamente privo di foglie; i pochi frutti che produceva sembravano pere rinsecchite delle dimensioni di una zucca, e dal colore non apparivano esattamente sani. E quell'area di mal celata decadenza si estendeva anche agli abitanti della grotta: il centauro che fissò Sunshine era spelacchiato, vecchio e con un corno rotto. Molte delle ninfe li attorno avevano foglie secche o morte nascoste sotto quelle più verdi nella loro chioma; gli abiti di tutti parevano quelli di naufraghi, o completamente scoloriti e sfibrati o ricavati da lenzuoli, federe e sacchi.
    Incurante di tutto ciò, il Genius Loci proseguì per la propria strada che tagliava in due la sala, guidando gli ospiti al lato opposto rispetto all'entrata. Li, su una piattaforma leggermente rialzata rispetto al resto, s'ergeva una grossa sagoma che solo a breve distanza si sarebbe potuta riconoscere come una gigantesca testa mozzata. Da sola era più alta di entrambi i Cacciatori, e larga quasi allo stesso modo; poggiava su quello che aveva tutta l'aria di essere un vecchio sgabello tirato a lucido ed agghindato, con tanto di schienale - in realtà, una vecchia tavola da surf - e breve tappeto rosso a precederlo. Il volto era duro, virile e completamente privo di barba o capelli; il limite inferiore poggiato sul sostegno era rosso e frastagliato, e v'era generalmente qualcosa di strano...come se la pelle fosse diventata oltremodo molle e troppo elastica, e stesse pian piano colando giù dalle ossa. Un occhio era chiuso, l'altro assente e rimpiazzato da un disco metallico che ad una più attenta analisi si sarebbe rivelato un tombino.
    Una volta giunto al suo cospetto, il roccioso guardiano fece un cenno ad uno dei paggetti di Bran - uno strano essere completamente privo di colore, abbigliato come un clown monocromatico - che si affrettò, raggiungendo l'orecchio della grande testa e sussurrandovi qualcosa. Solo in quel momento l'enorme capo parve ridestarsi - dando la netta impressione d'esser stato risvegliato da una rifocillante pennichella - e piantò il proprio occhio, grande come un'anguria, sui due nuovi arrivati.
    Voi... - dallo sguardo si sarebbe potuto dire pigramente confuso, ed ancora molto assonnato. - Chi siete voi?
    E tutta la Corte, che - a quanto persino Teresa ed il Sunshine, li da meno di cinque minuti, avevano potuto vedere - non sembrava voler perdere una singola occasione di sparlare e bisbigliare a proposito di chiunque, non parve aver nulla da dire sul fatto che Bran non riconoscesse i suoi ospiti, colui che aveva espressamente mandato a chiamare. E nemmeno sul fatto che vi stesse sbadigliando davanti, e nemmeno sul mefitico puzzo proveniente dalle sue fauci, un alito che sapeva di umido e putrefazione. Ed anzi, nel momento stesso in cui la Testa della Corte proferì parola gran parte della sala parve zittirsi all'istante e sporgersi a guardare, soprattutto chi troppo lontano dall'ingresso non s'era ancora reso conto dei nuovi arrivi. Non era raro che ricevessero visite...ma a pochi Bran concedeva l'onore della propria parola. Ed ancora meno venivano convocati da lui in persona. Nonostante probabilmente nessuno dei due se ne accorgesse - ed anzi, uno dei due avrebbe probabilmente persino disprezzato tali attenzioni ritenendole indegne - , la loro visita era qualcosa di oltremodo curioso per gli abitanti di quell'abissale enorme caverna. Quale richiesta aveva potuto spingere un'entità come Bran a richiamarli dall'altra parte del mondo? Certo, e fossero riusciti perlomeno a fargliene ricordare, sarebbe stato d'aiuto...


    Trenky beastolo, fai pure. Ed anche per il post no problemz, non è che tutti devon essere papiri. Prenderai semplicemente una D u.u
     
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    Irritante. Se si concentra percepisce distintamente l'irritazione: cresce come un'infezione, sa benissimo che per lui quelle cose sono ben più che mere emozioni, ma qualcosa di più profondo radicato nel sistema nervoso e nel corpo. Qualcosa che può sconvolgerlo. E si sta irritando, forse per il servo, forse per la strada che sta percorrendo, forse per l'intera assurda situazione svegliatodalNulla in cui si è ritrovato. Aiutare i cacciatori, ingraziarsi i cacciatori, ucciderli tutti. Le prime due parti di quanto progettava erano le peggiori e forse solo ora se ne rendeva conto, costretto a strisciare sotto terra assieme a un po di roccia convinta di essere un essere vivente. Ma di nuovo non fa una piega; tutto funziona come dovrebbe e di questo almeno se ne compiace, sente lo stress accumularsi ma senza tentare di sfondare le pareti che lo trattengono, si sente perfettamente consapevole di se stesso e, mentre segue il servo con impassibile compostezza, il viso eretto, gli occhi che non si fermano su nulla, le braccia abbandonate lungo i fianchi, niente in lui sembra suggerire la presenza di alcun tipo di emozione o sensazione. E questo è un bene, perché per un istante il disgusto fu tale che, né fu certo, senza il suo recente sviluppo biologico sarebbe stato impossibile nasconderlo. Non che gli importi di farlo, d'altra parte.
    Rottami. Spazzatura. Oh si, ci sono anche un bel po di oggetti vecchi. Ma di certo quei rottami viventi sono ben peggio ai suoi occhi. Una corte... certo! Quella sarebbe una corte, hanno il coraggio di chiamarla tale, corte, corte... come se corte fosse un termine qualunque, qualcosa che degli sbandati qualsiasi potrebbero rivendicare per se!
    Si chiede per un istante se parla solo per invidia, lui, Re senza corona e senza corte, ma il disgusto è tale che neanche fosse l'ultimo dei pezzenti oserebbe invidiare quegli esseri.
    E non dice una parola. Né fa un gesto. La sua armatura ha tremato, ma solo per un istante, dopo anche lei è tornata liscia e impassibile, come chi la indossa.
    Cammina tra i rottamiviventi senza fretta, senza alcun desiderio o curiosità verso alcuno di loro, privo persino del disgusto, un sentimento troppo alto per dedicarlo a esseri del genere, ipocriti che prendono per se un nome immeritato. Sfiora umanoidi, abomini, concede alle Bestie uno sguardo, lo stesso che un Re rivolge ai suoi servi, ma non lo fa durare abbastanza da permettere loro di coglierlo. E poi quelli non sono servi che desidera avere.
    Cammini tra loro e si avvicina verso chi cerca. E nel farlo si chiede... si chiede se fosse necessario ritornare in quel luogo, un giorno. Non come Re Bestia, ma come Ali del Tramonto. Come Drago.
    Voi il servo aveva sussurrato qualcosa ad un paggio e questi l'aveva riferita a... Bran.
    Maledizione, Bran.
    Chi siete voi?
    Si infurierebbe, normalmente, non per effetto di vera rabbia, quella non può sfiorarlo per ora, ma solo per effetto del suo orgoglio, a quella domanda. La domanda i un uomo che non lo riconosce, la domanda di chi, come aveva espressamente ordinato, non era stato avvisato del suo arrivo, la domanda di un demente. Normalmente. Ora è troppo occupato a indignarsi verso chiunque abbia osato compiere un simile oltraggio al Benedetto. Decapitato, di lui restava solo la testa. Vivente, certo, ma decomposta, morente, incapace, inutile, costretta a usufruire dell'aiuto altrui per vivere.
    Si infuria finge dentro di se di farlo con chiunque abbia fatto ciò. Si infuria con Bran per aver accettato di vivere in maniera tanto indecorosa. Per questo ritarda qualche istante a rispondere. E ancora altri secondi passeranno, perché scosta la maschera del Re, lasciando spazio al Teatrante, sceglie il suo palco, dinanzi al suo pubblico impossibilitato ad applaudirlo e muove qualche passo con lentezza misurata.
    Dovresti scegliere meglio i tuoi servi, Benedetto nessuna inflessione, solo trasporto scenico, solo parole scandite da passi lenti e dallo strofinarsi di una mano sul tavolo. Una pausa voluta, da teatrante Essi sono... inefficienti
    Ma non guarda Bran, né l'ammasso di pietre che si crede vivo. Non guarda nessuno. Guarda a terra. Sa che molti lo credono un gesto di sottomissione, lui semplicemente ritiene il terreno più degno del suo sguardo di molti altri. Ma alza il viso di scatto, ora. Occhi vuoti, sguardo che passa senza fermarsi. Di nuovo un semplice movimento da teatro, misurato e falso nella sua enfasi Posso occuparmi personalmente del loro congedo, se ti aggrada
    Poi, e solo ora, concede finalmente al servo di essere guardato, e il suo sguardo è ancora vuoto, ma essere nella traiettoria dello sguardo di Sunshine dovrebbe bastare. A capire di sbrigarsi
    Diglielo SERVO alza la voce. Con lo steso, identico, estenuante, finto trasporto Mi sembra di avertelo detto poco fa chi sono IO, quindi presentami al tuo signore
    Non parla della ragazza. Non ricorda che ci sia la ragazza. Forse neanche lo sa, potrebbe non averla mai vista. Quello che sa è che se entro pochi istanti le labbra di quell'affare non pronunceranno a voce chiara il suo titolo, allora non sarà necessaria una seconda visita. Né da parte sua né da parte di nessuno.
    Esulta, Benedetto. Hai chiesto un paio di dilettanti in sacco a pelo e superpoteri. Hai ricevuto niente di meno che il Re Bestia.
    Vediamo se questo incontro verrà cantato alle tue feste o al tuo tumulo.

    Non usare Frederick come nome, ho smesso di adottarlo perché mi sa di Mary sue in maniera esorbitante u.u Sunshine basta e avanza, o Freddy se detto in simpatia. La parola a Rav
     
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    Sta ferma e sbuffa impercettibilmente, cinque battiti cardiachi in più di quelli che aveva un millisecondo fa e l' improvvisa consapevolezza che le sue labbra sono troppo secche mentre la gola troppo umida. C' è qualcosa di pesante che preme dietro il suo osso coronale e porta due dita a massaggiarsi la fronte temendo si tratti della sua stessa mole di pensieri che si espande come un gas, questi devono essere i sintomi che potrebbe curare tirando un po' di fumo, il che è assurdo perchè ha un cerotto alla nicotina attaccato alla base del collo e quindi deve presumere si tratti di un semplice malessere psicologico. Di certo si aspettava sarebbe riuscita a gestire molto meglio la cosa. E poi c' è la missione. Una missione che a quanto pare sarà molto lunga, dato che il suo compagno si sta divertendo a perdere tempo dietro le etichette e i costumi in voga nel medioevo, che gli individui per cui sono arrivati ci tengano è un conto, che anche loro si mettano a sprecare così minuti utili non le pare proprio il caso. Passi per ora, almeno la lancia del guardiano è ancora puntata in alto e non verso i loro addomi, si farà bastare questa piccola vittoria. La roccia vivente avanti, l' uomo rosso nel mezzo, lei gli ha ceduto il passo preferendo starsene in coda nella speranza che il suo partner catalizzi su di sè abbastanza attenzioni da farla passare in sordina. Non che sarà difficile immagina, visto l' impegno che sembra metterci nelle pose teatrali. Tra uno sguardo all' arenaria che guarnisce i lati della rampa a spirale e lo sforzo di ignorare i dati che DELPHI le passa sulla HUD in basso al suo campo visivo - composizione chimica della roccia, può dedurre distrattamente - arriva con uno, forse due passi di ritardo dietro l' altro Cacciatore.
    Le pare quasi di sentire l' Hurrà virtuale dell' A.I. alla vista dei cavi elettrici, una rete fitta come un sottobosco che deve stare attenta a non calpestare, inerpicata dal pavimento alle pareti fin su al soffitto come le ife di un fungo. Dove ci sono cavi c' è tecnologia a cui può connettersi e DELPHI è sempre contenta di trovarne ( nei limiti in cui un cervello artificiale possa essere contento di qualcosa almeno ). A questo punto la vista di una bella amanita ad ombrello cibernetica si che le strapperebbe un sorriso, ma ci sono un tubo catodico e una folla di forme che vide in un libro di fiabe da piccola in cui cercarla e l' idea infantile di cercarla lì in mezzo svanisce rapidamente nel caledoscopio di colori in cui viene proiettata: pensandoci ora sarebbe stato meglio che a rimanere fuori fosse stata lei. Urta una roccia coperta di liane credendola parte di una parete, salvo dover scattare all' indietro quando la sente muoversi e sbadigliare, se non fosse per i suoi riflessi sarebbe gia stata buttata a terra un paio di volte dal confuso viavai di corna, pelli e colori sgargianti che le si rovescia ai lati della visuale. Si sente osservata per un attimo e si volta verso una massa di capelli verdi che la fissa, poi le pare che a turno tutti i presenti in sala decidano di dedicarle almeno un minuto di occhiate perplesse, e lei odia le occhiate. Non dovrebbe essere un ambiente tanto diverso dalla Scuola, ma all' istituto non si respira questo sentore di... di abbandono, poco importa che attorno a lei ci siano donne dai fiori in testa e con grappoli d' uva tra le braccia. Alla scuola l' assalto sensoriale è ugualmente sgradevole, ma almeno no ti fa girare la testa con la puzza di rancido. Non le serve vedere Bran per capire che questo posto sta morendo, che la Corte delle Fiabe è solo un cadavere in decomposizione. La testa gigante serve solo a spezzare l' illusione da ballo in maschera che circonda la carcassa. Quando si trova al suo cospetto scopre che le sta benissimo lasciare il cacciatore in rosso a sbrigarsela con lui, cercando di astrarsi nel suo spazio personale quel tanto che basta da non lacrimare per la puzza, mentre si volta dall' altra parte all' arrivo del respiro del gigante. Una sigaretta sarebbe una soluzione, inibirebbe l' odore e renderebbe leggera la pressione dietro il suo osso coronario, ma è solo uno sporco trucchetto della sua mente a fargliela desiderare così tanto e non è possibile che stia davvero pensando di cedervi.

    Oh B, dimmi se Terry nota qualcosa di interessante in giro grazie al Focus, dato che sta disperatamente cercando qualcosa che la distolga da ciò che la circonda ( l' alito di Bran soprattutto )!
     
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    Ed il Genius Loci obbedisce. Non tanto per il tono o le parole di quell'arrogante sconosciuto quanto per l'occhiata interrogativa che Bran gli rivolge dopo aver - forse - ascoltato le parole di Sunshine, volgendo l'unico enorme occhio verso di lui. Il suo sovrano pareva curioso riguardo a qualcosa, ed era suo dovere soddisfare tale curiosità; dopotutto, non era altro che la personificazione della roccia in cui Bran aveva deciso di scavarsi la propria dimora...il Gigante aveva imposto la sua volontà su quel luogo, e dunque anche su di lui, ormai da secoli. E dopotutto, da brava roccia qual'era, non serbava in se abbastanza animo e personalità da potersi ritenere offeso o umiliato dalle parole di qualcuno che dopotutto, per lui, non era nessuno.
    Grande Bran, ecco a voi il Re Bestia e la sua accompagnatrice. - il tono sempre piatto e cavernoso, lo sguardo fisso verso il suo padrone. Gli epiteti avrebbero dovuto far contenti entrambi: pomposo per Freddy, impersonale e poco significativo per Teresa - Sono coloro che la Fortezza sull'Isola ha mandato, per rispondere al vostro appello.
    Attorno a loro, il mormorio dell'eterogenea fauna di fantastici esseri in decadenza aumenta esponenzialmente. All'inizio qualche frase e mormorio, proveniente probabilmente da coloro che avevano già sentito il nome con cui Freddy amava farsi chiamare. E poi molto di più, quando il Genius Loci rivelò la provenienza dei due stranieri.
    Dal canto suo, Bran fissò il grande occhio sui due. Dopo aver emesso un profondo - Aaaahm.. - , che avrebbe potuto essere un verso di comprensione quanto uno sbadiglio - o un tentato omicidio per asfissia tramite alitata putrescente - , si rivolse all'imponente Re di fronte a lui.
    Ho sentito il tuo nome. In passato. Ma non credo di aver mai combattuto con te, o di averti visto tra i miei nemici.
    Frase che effettivamente, poteva voler dire ben poco. Mentre il poco che restava del suo corpo decadeva lentamente ed inesorabilmente, anche la sua memoria iniziava a fare cilecca. E delle gloriose battaglie che aveva combattuto in passato non restavano che vaghe ombre, sovrastate dal momento in cui era stato separato dal resto del suo possente corpo; quello, non avrebbe potuto dimenticarlo nemmeno volendo. Era già un evento che il titolo del Sunshine gli dicesse qualcosa.
    Mi concederai il tuo ausilio?
    Questo si, che avrebbe dovuto soddisfare colui che s'era autoproclamato Re; Bran che si rivolgeva in quel modo a qualcuno era cosa rara e, anche se questo il Sunshine non poteva saperlo, avrebbe comunque potuto trarre soddisfazione dal fatto che colui che l'aveva convocato per un lavoro glielo stesse chiedendo a quella maniera. Dandogli il potere di rifiutare, o magari di porre condizioni. Per una volta, il bigottismo della Corte Bianca e del gigante in particolare portava rispetto ad almeno uno dei suoi ospiti, probabilmente riconosciuto come pari o almeno appartenente alla stessa razza. E tra immortali, il rispetto era dovuto.

    Cose che, nel frattempo, Terry può notare grazie al Delphi:
    - Bran la sta deliberatamente ignorando; e per accorgersene non son certo necessari supercomputer conficcati nella spina dorsale.
    - Il mormorio che s'è scatenato attorno a lei e Freddy non è dovuto tanto al nome con cui quest'ultimo è stato annunciato, quanto più in realtà a lei; in molti li attorno sembrano aver riconosciuto la sua natura in parte umana, e non approvare affatto. E sentirsi in dovere di condividere questo pensiero con gli esseri più vicini.
    - Dal momento in cui il Genius Loci ha nominato l'Isola, Bran ha iniziato a dare segnali ambigui. Il suo sguardo s'è fatto appena meno appannato e vacuo, alcune vene grosse come tubature hanno iniziato a pulsare più evidentemente sulla grossa testa pelata e sulle tempie e la pelle ha iniziato a secernere un paio di solitarie perle di sudore. Vai poi te a capire come funzionano i processi biologici di una testa mozzata, e se davvero han qualche relazione con ciò che le accade attorno.
     
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    Così va meglio. Così va maledettamente meglio. Il Re non sorride né si muove, ma dentro di se sente finalmente l'irritazione lasciare posto a un po di soddisfazione. E' abbastanza consapevole dell'immensità del proprio ego, ma è altrettanto convinto di richiedere per se stesso solo ciò che gli spetta di diritto, quindi accoglie con piacere la voce del guardiano cheforseoranonucciderà che annuncia il suo nome, e quello di qualcun altro. Sposta appena il viso, non abbastanza da guardarla, ma quel tanto che gli serviva perché lei rientrasse nel suo campo visivo. Già, la ragazza, c'era anche lei. Non ricorda se non l'ha mai vista o se ha semplicemente fatto finta di non vederla, poco interessato a lei. Un altro istante per fare mente locale e ricordarsi che si Sunshine, l'avevi notata, poi di nuovo qualcosa non va. E di nuovo sente caldo.
    Coloro che la Fortezza sull'Isola ha mandato.
    La fortezza sull'isola ha mandato.
    Mandato.
    Il Re Bestia è consapevole di quanto il suo ego sia smisurato e di quanto quest'ultimo sembri piccolo dinanzi alla sua irritabilità. E non gliene è mai fregato nulla. Stringe appena le mani, spostando nuovamente il viso, ignorando la ragazza senza valore e concentrandosi su chi forsedovràfinalmentedecidersiaduccidereunavoltapertutte. Ma mentre la sua mente sollecita la Forza, richiamandola come si sveglierebbe una Bestia Randagia, pronto a scatenare nuovamente il suo potere, questa volta con l'intento di uccidere, la sua attenzione viene ancora una volta deviata. Da Bran. Ho sentito il tuo nome. tanto basta a fermarlo. L'irritazione cede, soccombendo all'autocompiacimento del Sovrano, che inizia finalmente a rilassarsi. In passato. Ma non credo di aver mai combattuto con te, o di averti visto tra i miei nemici.
    Se io fossi stato tra i tuoi nemici, Benedetto, la tua testa oggi non avrebbe la sfortuna di respirare ancora.
    Non lo dice, consapevole anch'egli di essere dinanzi a un suo sottoposto di riguardo, non un pari come erroneamente gli ha fatto credere, ma di certo non una creatura spregevole. Se solo non fosse ridotto ad una testa demente.
    Mi concederai il tuo ausilio? E a questo il Re non si muove. Come lui stesso poco fa, il Benedetto aveva inavvertitamente toccato le giuste corde per essere ascoltato dal suo interlocutore. Richiedere, con rispetto, riverenza. Adorazione e sottomissione sarebbero l'ideale, ma in fondo loro non ti conoscono, vero Sunshine?
    Quanti, qui dentro, tremerebbero se dicessi che il mio nome è Ali del Tramonto?
    Giorni lontani. Giorni di tenebre. Era un'epoca troppo lontana quella in cui il suo nome era quel titolo, ora indossato in onore della sua personale battaglia. Forse nessuno di loro lo avrebbe potuto ricordare. Nessuno avrebbe tremato. Ma il Benedetto gli aveva tributato il rispetto che si aspettava. Allora tanto vale ascoltarlo.
    Ma prima E' inesatto chiariamo un piccolo equivoco definirmi mandato.
    Sceglie di non prestare più attenzione al guardiano. Né ora né mai più. Perché sa bene che la prossima volta che lo farà non potrà trattenersi dall'ucciderlo... e ora non è ancora il tempo.
    Ho scelto l'Isola come mia dimora per... questioni di carattere privato Nulla che voi dobbiate sapere. Nulla che lei debba sapere, piccola stupida. Poi, un giorno, quando tutto sarà finito, tutti parleranno di questa storia. Di come l'esistenza della Fortezza sull'Isola mipiace.nonusodisolitonomisceltidaaltrimamipiace sia improvvisamente terminata.
    Ma la Fortezza non è mia alleata né mia serva. Loro non hanno valore per me.
    La loro morte invece sarà cantata in lungo e in largo.
    decide di muoversi. Decide di accennare qualche passo e di accennare un lieve movimento di braccia. Non ne ha bisogno, non ci sono stimoli a riguardo nel suo organismo, ma imitare gli umani è ormai un riflesso condizionato. E talvolta anch'essi compiono movimenti dignitosi.
    Ho solo sentito voci. Insistenti discorsi riguardo ad una richiesta di aiuto pervenuta dalla Collina Bianca
    Voci del vuoto, una figura che non esiste ha svegliato un sonno di incubi indicandomi questa via. Tu sai chi era, Benedetto? Sai cosa vuole da me?
    Non ho potuto dunque esimermi dall'offrire il mio stesso aiuto, per preservare l'onore della tua corte
    Perché essi si fidino di me e si lascino strappare il cuore nel sonno.
    Quindi parla, Bram il benedetto
    Non farmi perdere ulteriore tempo, Saggio Demente
    Come posso aiutarti?
    Prima di porre fine alla tua disonorevole esistenza?
     
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    Saranno sicuramente tantissimi gli elementi che la infastidiscono, invasioni del suo spazio personale e divieti non giustificati in primis, ma sono poche le cose verso cui Teresa abbia mai provato vera e propria repulsione fisica. Bran il Benedetto può vantarsi di essere tra queste, e non è per il suo aspetto sicuramente. Ha visto di peggio durante le cacce e la xenoanatomia l' ha sempre affascinata. No, a disturbarla così tanto di Bran è quello che vede nel suo occhio, dietro il velo di cataratta. Sparite le vene grosse come rami, ignorato completamente il mozzicone che un tempo doveva essere un collo. Quello non è importante, anche se le verrebbe da chiedersi come può esserci pressione sanguigna in una testa mozzata, ma in fondo a gonfiare le vene su quella testa glabra potrebbe essere qualunque cosa. Ci vede qualcosa di distante nell' occhio, un' intelligenza che una volta doveva essere viva e reattiva, ed ora è solo un ricordo. La demenza sta mangiando il gigante e a guardarlo immagina sè stessa avvizzita per la malattia, ridotta ad un corpo vuoto in grado solo di sbavare e respirare. Si stringe nelle spalle, sente improvvisamente freddo. Si rende conto che non vorrebbe essere qui, che ha sbagliato ad accettare una missione senza prima aver raggiunto una certa stabilità emotiva. Quasi non ci crede sia semplicemente colpa della mancanza di sigarette.
    - Parlano di te.
    E non ha importanza. Il chiacchericcio alle sue spalle non fa che confermarle l' impressione avuta quando è entrata. La Corte è vecchia, stanca e demente, come Bran che ormai può solo ricordare la gloria di un tempo, loro hanno perso la spinta e la curiosità verso quella che potrebbero ancora ottenere. Che parlino, visto che non hanno di meglio da fare. Se li aiuta a non pensare al fatto che si stanno decomponendo, che parlino quanto vogliono.
     
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    Bram ascolta le parole del Sunshine, osservandolo con tutto l'interesse di cui una testa in putrefazione è capace, e quando quest'ultimo conclude il proprio discorso si limita ad un singolo cenno d'assenso. Uno dei valletti accanto a lui si fa avanti, probabilmente per parlare al suo posto - come accadeva di solito - ma un altro leggero accenno del gigante mozzato lo convince a stare al suo posto: evidentemente, Bram ci tiene a parlare personalmente ai suoi nuovi ospiti. O perlomeno, ad uno di essi.
    Abbiamo un nemico.
    A chi fosse riferito quell' "abbiamo" non è dato a sapere.
    Si chiama Liathan. E' un immortale villano ed ignorante, che ha offeso irrimediabilmente questa Corte. Ha anche ucciso alcuni dei nostri. Potresti aver sentito parlare di lui.
    Ed ora, il chiacchiericcio della gente li attorno si spegne del tutto. Evidentemente tutti ricordano bene l'episodio di cui Bram sta parlando e tra chi abbassa lo sguardo con occhi persi nei ricordi di qualcuno ormai perduto e chi si massaggia corna mozzate o cicatrici, quasi tutti sembrano perdere all'istante la voglia di far baccano con le proprie chiacchiere. Smettono persino di additare Teresa, che forse finalmente avrà qualche attimo di pace da dedicare alla sua astinenza. Dopotutto, per degli immortali, il concetto di morte doveva essere qualcosa di molto più terribile di quanto non lo fosse per tutti gli altri esseri.
    Ma è forte ed antico, ed accompagnato da due semidei abili quanto lui. Nostro malgrado non siamo in grado di punirlo per il suo affronto...e le altre Corti c'hanno voltato le spalle.
    Anche stavolta, nessun ulteriore specifica su chi o cosa fossero queste altre corti menzionate. Nel frattempo, un paio di donne-pianta si affiancano a Bran con aria preoccupata e, dopo attimi di titubanza, posano una mano su di lui chiudendo gli occhi ed iniziando a salmodiare a mezza voce qualcosa che pare come una melodia; effettivamente, più il gigante parla e più sembra provato: erano decenni che non si prolungava in discorsi così lunghi, ed a giudicare da come la pelle delle guance e della mandibola aveva preso a colargli dalle guance, scivolando sempre più giù come non vi fosse più nulla a tenerla attaccata al teschio ed ai muscoli, non era stata una buona idea.
    Deve pagare per il suo affronto. Il prezzo più alto possibile.
    Non lo dice, ma è come se lo facesse: ciò per cui erano stati convocati, era un'esecuzione.
    Aderirai alla mia causa?
    E conclude con uno sbuffo, liberandosi dalla fatica di quel fin troppo lungo discorso. E per una volta il suo alito non sa di morte e di carogne - o almeno non solo - , ma di terra bagnata e legna. Sicuramente merito delle due ninfe ai suoi fianchi, la cui preghiera sta visibilmente migliorando le condizioni di Bran...non guarendolo, ma annullando perlomeno gli effetti catastrofici degli ultimi minuti.
    Ed ora, tutti gli sguardi della corte son puntati su Freddy.

    Per quanto riguarda Teresa ed il suo focus, anche in quest'occasione la ragazza è in grado di notare diverse cose; prima di tutto, particolare forse privo di importanza, mentre Bran parlava non ha mai posato il suo sguardo direttamente in quello del suo collega cacciatore. E le vene pulsanti e la sudorazione sono andate avanti, nonostante la faccia di Bran si stesse letteralmente smontando - o forse proprio per quello?
    Infine...mentre le due ninfe rinvigorivano Bran, molte delle foglie che addobbavano le loro acconciature son passate da un bel verde brillante ad un secco e morto marrone. Non è la corte a star morendo, ma Bran a starla trascinando lentamente nella propria fossa.
     
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    Sta durando troppo. La Maschera del teatrante è un vezzo che si concede di rado e per poco tempo, un vezzo che sa procurargli piacere inaspettato, un piacere a lui incomprensibile... parole vuote, discorsi insensati, false emozioni mal recitate, questo compone la maschera, ma il Re prova particolare gusto nell'ipocrisia che essa comporta. Umano, maledettamente umano in questo, ma non è capace di privarsi di questo vezzo.
    Un piacere ora trascinato troppo a lungo. La Maschera pesa, le emozioni diventano sempre più stantie e il suo cervello non riesce più a elaborare, non riesce a capire per troppo tempo quale dovrebbe essere la risposta a cosa e come si aspettano che reagisca. Allora si toglie la maschera e reindossa la corona, perché una recita mal fatta ha senso solo se desideri che sia sbagliata. E lui è stanco di recitare, bene o male che sia.
    Il corpo smette immediatamente di compiere qualunque gesto, anche il più piccolo, il viso si distende, l'armatura è liscia come acqua e non respira nemmeno. Il Benedetto non lo noterà, troppo preso nel suo stesso discorso il benedetto non lo guarda, è questo è un bene. Rispetto e deferenza, non mi importa per quale ragione non mi guardi, questo è il significato che io gli do e tanto mi basta, ma il Re era tornato ad essere una statua inanimata, non troppo diversa dai suoi Servi, per quanto un simile paragone lo porterebbe a sputare a terra per il disgusto. E' immobile e ascolta, ora non deve fare altro.
    Ascolta nomi che non conosce o non ricorda.
    E' portato istintivamente a piegare la testa e guardare verso l'alto, questo il suo cervello gli ha ordinato nel sentire quel nome, ma non sa né ricorda e a conti fatti non gli cambia nulla. Il nome dell'Immortale non risveglia nulla in lui. Ma neanche quello di Bram lo aveva fatto subito. Forse serve tempo.
    Ascolta discorsi che capisce. Ascolta di offese, disonore, di Corti e di morte
    Ascolta il silenzio attorno a se, che il fantasma del morto evoca. Il fantasma del morto o il cadavere del loro onore. Onore...
    Ascolta parole di forza, parole di minaccia, ascolta di quello che è appena diventato anche il suo nemico.
    Onore
    Ascolta una richiesta di aiuto improvvisamente divenuta una condanna a morte
    Onore Onore
    Ma soprattutto ascolta la Bestia che ruggisce, il Drago che spalanca le ali, il Guerriero che liscia la spada, ognuno di essi dentro di se, ognuno di essi troppo simile agli altri per distinguerlo con chiarezza. Però sente anche una voce diversa, la voce di ognuno di essi sommata alle altre
    DOVE SAREBBE L'ONORE?
    La voce del Re Bestia e di Ali del Tramonto urla nella sua testa
    La Vendetta la capisco, l'odio lo capisco, il sangue lo capisco. Ma in tutto questo io non odio né mi vendico. In tutto questo io sono un Boia

    L'aria è venata di rosso. La pressione e il calore aumentano, qualcosa che da Sunshine nasce e che da cui Sunshine nasce, la sua Forza, prima solo accennata contro il guardiano, crepa i tavoli e fa vibrare le posate, scorre sui presenti senza toccarli, scaricandosi su tutto ciò che però li circonda. Ed essi capiranno, anzi crederanno di capire. Vedranno in lui la furia di un Dio Antico, oltraggiato dall'offesa a loro portata, un'offesa che egli capisce e considera anche sua, un'offesa che lo rende folle d'ira, tanto da lasciare che il suo potere faccia tremare la sala. Questo capiranno, senza capire.
    Non capiranno l'ira del Re svenduto. Non comprenderanno la vergogna del Guerriero Boia. Non tenteranno neanche di capire quanto ciò sia per lui fonte di rabbia.
    E Sunshine metterà tutto questo a tacere l'istante successivo.
    Ho esultato alla loro richiesta. Cosa credevo volessero, una mano a rinascere? Che guidassi il loro esercito, che salvassi fanciulle in pericolo?
    L'energia scompare di colpo, ritorna in lui, si stende di nuovo nel profondo del suo corpo e chiude gli occhi. Vigile, ma in catene.
    Tutte stronzate. Avevo capito che volevano vendetta. Vendetta per Bram credevo, ma no, lui è in queste condizioni da tempo immemore, loro vogliono vendetta per altro. Ma io non centro in tutto questo. Ho creduto di essere pronto a farlo, che fosse giusto farlo, ma non lo è. Lo è per loro, non per me.
    E adesso Sorride. Sorride sapendo che nessuno di loro lo conosce. E' un gesto umano, un gesto che ha sempre cercato di capire, senza mai riuscirci appieno. Ma alla fine lo ha adattato a se, trasformato in qualcosa che gli risulta istintivo. Qualcosa che lo diverte. Un Sunshine divertito ride.
    Il Re sorride solo per minacciare
    Morirà
    dichiara. Mentendo.
    Mi sono lasciato rincretinire dalle lusinghe. Essere trattato con riguardo, essere chiamato col mio titolo. Tutto questo mi ha reso cieco ed arrogante più del dovuto. Non vi è offesa per me. Senza offesa non vi è Giustizia nella vendetta, solo omicidio. E il Re Bestia non macchierà mai il suo onore divenendo un boia.
    Oggi, Bran il Benedetto, un immortale morirà per aver osato offendere qualcuno a cui avrebbe solo dovuto prostrarsi
    Non parla di Liathan. Non parlerà mai di Liathan.
    Tu oggi morirai Benedetto.
    Io sto per trasformare la tua corte in un carnaio. Incontrerò questo Liathan, parlerò con lui, forse lotterò con lui.
    Ma mai ucciderò quell'uomo per vendetta e, alla fine di tutto, questo posto sarà cenere.
    E loro daranno la colpa a qualcun'altro.


    Di questo ti da la sua parola Ali del Tramonto

    E sorride ancora chiedendosi quanti di loro davvero lo conoscano. Quanti di loro davvero abbiano mai visto la sua sagoma infrangere il sole nelle battaglie. Quanti hanno tremato nel buio, ascoltando leggende sul Drago In corpo di Uomo che vagava per le lande.

    Indicami dove posso trovarlo. Ed entro il Tramonto le mie ali saranno macchiate di sangue.

    Il tuo e il mio. Il tuo per aver osato chiedermi questo. Il mio per essere stato tanto cieco nel mio autocompiacimento da pensare anche solo per un istante di sporcare il mio Onore in questo modo.
     
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    Le forze del bene hanno cannato e andare tutti a farvi fottere.

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    Che sia per un motivo o l' altro alla fine non importa: quello che vede è un agglomerato di creature che stanno morendo, quale sia quella che trascina con sè il resto delle vittime è un dettaglio che non le interessa. Certo che se Bram morisse ora, subito, non ha il minimo dubbio che tutte le persone qui riunite si troverebbero una vita da vivere senza troppi problemi. Sono qui solo perchè una testa mozzata tiene insieme la loro convinzione di essere superiori al resto del mondo, e hanno bisogno che quella testa mozzata glielo ricordi ogni giorno per non fare i conti con il fatto che ormai non valgono nulla. La vuole anche lei una testa mozzata, sempre lì a ricordarle che anche senza fumare la vita le sorride e ha sempre ragione, potrebbe programmare allo scopo la sua intelligenza artificiale. Osserva impassibile le ninfe farsi sempre meno belle, mentre sacrificano la loro forza perchè quel vecchio possa vivere - ma si può chiamare vita? - e iniettare direttamente nelle vene della Corte qualche altra dolce illusione. E le fanno pena, ci vede la rassegnazione che aveva Martin quando assisteva sua moglie in coma, consapevole che non si sarebbe svegliata. Lui sorrideva comunque, cullandosi all' idea di quando lei avrebbe aperto gli occhi, scordandosi volontariamente che non sarebbe mai successo. Bram non tornerà mai il leader che era prima, ma fantasticare sul fatto che quel leader sia ancora tra noi è comunque rassicurante, vero Collina Bianca? È comunque messa meglio di loro nella sua condizione di sporca mortale, quindi può ascoltare ciò che dicono di lei e del suo sangue sporco, e perdonarli:
    " Tuttavia... "
    Tuttavia tutta la compassione del mondo non cambia i fatti, e i fatti sono che Bram e la sua Corte li hanno chiamati per un lavoro che non sono in grado di sbrigare da soli. E questo è un grande segno di incoerenza nei confronti dei mezzosangue inferiori come la maggior parte di quelli che popolano la scuola. E il fantasma di questo Liathan, che sembra portare alla mente di molti dei presenti chissà quali lutti, la lascia indifferente:
    " ... la Scuola non si occupa di faide e regolamenti di conti. Dovreste saperlo. " si può infiocchettarlo con parole come onore e abbellirlo con tutti i titoli e i rispetti del mondo, ma un omicidio su commissione resta sempre tale. E finchè si tratta di uccidere per il bene comune o della propria causa ben venga, una semplice vendetta è un' offesa al suo talento, oltre che una responsabilità che la Scuola non crede voglia prendersi. I difensori dell' umanità dopotutto non possono comportarsi come dei sicari qualsiasi, ne andrebbe della loro fama e dei loro introiti:
    " ... infatti ciò che da voi è stato detto alla scuola è che Liathan è una minaccia per la sicurezza della città ... " a chi deve parlare? Bram la sta volutamente ignorando e finora era contentissima lo facesse, ma adesso che è costretta ad intervenire ha la vaga impressione che la Corte intera diventerà sorda, " ... quindi, quali sarebbero le sue colpe? Al di fuori della vostra faida. "
    Può solo sperare che lo spettacolo messo su dal suo compagno basti per far capire alla Collina Bianca quanto la loro richiesta sia inopportuna.

    Edited by BigBadWolf - 5/2/2014, 16:08
     
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